Nuovo arrivo di migranti nel porto di Augusta mentre il mondo intero si indigna per la foto del cadavere del piccolo Aylan

Il corpicino di Aylan_Kurdi sulla spiaggia turca di Bodrum
Il corpicino di Aylan Kurdi sulla spiaggia turca di Bodrum

AUGUSTA – Non si arresta il flusso di migranti sulle coste siciliane, in particolare nel porto di Augusta, dove è attesa la nave Fulgosi della Marina Militare con 382 persone a bordo, soccorse come sempre nel Canale di Sicilia, in due distinti interventi.

L’ennesimo arrivo di un esodo biblico, si è detto più volte, che riguarda aree del sud del mondo, interi Paesi, ormai da tempo infiammati, come la Siria, da conflitti incomprensibili agli occhi di noi occidentali, e sottoposti alla violenza jihadista dell’Isis, così come alle violenze di mille altri conflitti, alla miseria e alla povertà che le guerre si portano dietro e seminano tra le popolazioni.

E in questo dramma che abbiamo incominciano a conoscere attraverso i troppi morti del Mediterraneo, e gli occhi di paura dei tanti che riescono a sopravvivere a questi viaggi verso l’incerto, comunque preferibili alle violenze, la parte più debole sono loro, i bambini.

Ne sono morti tanti, assieme alle loro famiglie, nel nostro mare, senza che abbiamo potuto stendere loro una mano.

Troppi i bambini e i migranti in fuga o morti che hanno coinvolto, da anni, la nostra terra, la Sicilia (terra di migranti). Una solitudine per la quale non abbiamo gioito, per cui abbiamo alzato spesso la voce e gridato, nell’intento di attirare l’attenzione del Paese intero e dell’Europa verso il dramma che si sta consumando a due passi da casa nostra.

Una voce nel vento, inascoltata, che non ci ha fatto indietreggiare di un solo passo nel mettere a disposizione di questi fratelli tutta l’accoglienza di cui è capace chi, giorno dopo giorno, lotta per sopravvivere, come il popolo siciliano, con il suo 60% ed oltre di disoccupazione giovanile, ed una povertà che coinvolge sempre più tante famiglie.

Troppi i morti nel Mediterraneo. E bastato poi che si aprissero altre vie di fuga per i tanti disperati, attraverso i confini europei che non fossero quel Canale di Sicilia dove non passa minuto che non si avvisti un barcone o un gommone, ed ecco che l’Europa “scopre” nella pienezza della sua drammaticità quello che andiamo gridando da anni, soprattutto in questi ultimi mesi, quando i morti sono aumentati.

Poi l’indignazione generale, e non poteva essere altrimenti, di fronte a quelle foto di cadaveri di bimbi smossi dalla risacca del mare.

Non ultima, la foto shock  di Aylan Kurdi, il bambino curdo siriano di 3 anni ritrovato annegato sulla spiaggia di Bodrum, il paradiso turistico turco, dov’è morto assieme alla madre di 35 anni e al fratellino Galip di 5 anni nel rovesciamento della barca con la quale tentavano di raggiungere l’isola greca di Kos, dopo essere fuggiti dalla martoriata Kobane,  la città curda del nord della Siria messa a ferro e fuoco dall’Isis.

Aylan non raggiungerà mai il Canada, dove la famiglia voleva andare, la sua storia si è conclusa in quella spiaggia turca. La sua foto però ha dato voce ai tanti bambini, troppi, che come lui non avranno più un futuro.

Vittime innocenti della smisurata pazzia di potere degli adulti, così come delle indecisioni e le troppe chiacchiere di altri adulti che prima della sua morte si sentivano esclusi e non toccati da un problema che riguarda “esseri umani” e quindi è universale, e che oggi non possono più dire “non sapevamo”.

Della loro accoglienza adesso i governi stanno discutendo in Europa, anche se altri, dimenticando la storia degli ultimi settantanni, e altri drammi, continuano a “marchiare”, ad erigere muri e a circondare con il filo spinato altri “esseri umani”.

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