Il presidente di Libera don Luigi Ciotti nel mirino dei killer delle mafie

Don Luigi Ciotti
Don Luigi Ciotti

Roma – Nel bersaglio delle mafie, dentro il cerchio più piccolo e più interno, pare esserci una croce sul nome di don Luigi Ciotti. L’ispiratore e fondatore del Gruppo Abele, l’onlus torinese che si occupa di aiuto ai tossicodipendenti e ad altre di dipendenza, e di Libera associazioni nomi e numeri contro le mafie, in questo momento, sembra essere la persona più a rischio d’Italia.

Questa volta, a dare l’allarme sono state le procure di Torino, Palermo, Caltanissetta, e la Direzione investigativa antimafia.

L’allerta sarebbe scattata anche a partire da alcune rivelazioni fatte da fonti investigative che hanno ascoltato e messo insieme diverse informazioni provenienti da varie carceri italiane: tutte le mafie hanno messo il segno e indirizzano la mira verso Luigi Ciotti e, a quanto pare, all’interno dei penitenziari si vocifera di un qualche criminale che potrebbe assassinare don Luigi per darsi credito agli occhi delle cosche mafiose.

L’aspetto più fastidioso per i mafiosi in carcere è vedersi privati dei loro beni materiali e Libera, di cui don Luigi è presidente, promuove l’effettiva applicazione della legge n. 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che prevede l’assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti, Associazioni, Cooperative, Comuni, Province e Regioni, che siano in grado di restituirli alla collettività, attraverso servizi, attività di promozione sociale e lavoro.

Già a fine agosto, erano venute a galla minacce di morte, risalenti a circa a un anno fa, da parte di Totò Riina rivolte a don Ciotti, il cui operato era stato paragonato a quello del beato don Pino Puglisi, il sacerdote palermitano ucciso dalla mafia nel 1993 per il suo impegno sociale nel quartiere Brancaccio di Palermo. E, in effetti, la simmetria don Puglisi-don Ciotti funziona se si pensa in scala all’Italia di oggi un po’ come al Brancaccio dell’epoca.

Il parallelo, però, non regge se si tiene in considerazione la maturazione di una società civile attenta, impegnata e corresponsabile che fa rete e che porta su di sé anche una parte del peso delle minacce a don Luigi Ciotti.

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