Imponevano il “pizzo” ai commercianti della Borgata, arrestati a Siracusa 9 componenti dell’omonimo clan mafioso

Gli arrestati nell’operazione “Borgata” a Siracusa

SIRACUSA – L’operazione l’hanno chiamata “Borgata”, perché proprio nel quartiere alto di Siracusa, il gruppo, affiliato al clan mafioso Bottaro-Attanasio, del quale era ormai diventato parte integrante, sottoponeva ad estorsione i commerciali del zona.

Un’operazione, condotta dalla Squadra Mobile di Siracusa e coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania, che nella mattinata odierna, ha portato in carcere 8 componenti dell’associazione mafiosa denominata  “Borgata” ed una ai domiciliari, con l’accusa di aver imposto il pagamento del “pizzo” ai commercianti i cui esercizi ricadevano nella zona di influenza, reinvestendo i proventi illeciti nel traffico di droga e in attività commerciali lecite.

Sono così finiti in manette Danilo Greco 30 anni, Vincenzo Scalzo 31 anni, Massimo Schiavone  42 anni, Massimiliano Fazio 32 anni, Attilio Scattamagna 32 anni, Salvatore Tartaglia 29 anni, Sebastiano Barbiera 50 anni, Massimo Guarino 31 anni, e ai domiciliari la madre di quest’ultimo, Rita Attardo di 50 anni.

A firmare gli ordini di custodia cautelare il gip del Tribunale di Catania.

Tutti e nove gli arrestati, sono ritenuti, a vario titoli, componenti dell’associazione mafiosa e della tenuta in vita del clan Bottaro-Attanasio a Siracusa. A loro si è arrivati attraverso indagini che hanno visto gli investigatori mettere in campo intercettazioni telefoniche ed ambientale, oltre che attività di appostamento e pedinamento nonché perquisizioni e sequestri.

Ma sono state soprattutto le rivelazioni fornite dai collaboratori di giustizia, Giuseppe Curcio, una volta capo storico del gruppo, e di Carmela Sciuto e Luca Sipala.

Con il loro supporto si è potuto fare luce e capire l’evoluzione del gruppo della “Borgata”, che nel corso degli anni, dopo affiliazione al clan mafioso Bottaro-Attanasio, aveva iniziato ad operare in piena autonomia nell’omonimo quartiere aretuseo.

Secondo le indagini, a gestire le attività, in particolare le estorsioni, era prevalentemente Vincenzo Scalzo, e dopo la sua scarcerazione, il testimone sarebbe passato a Massimo Schiavone.

Figura di spicco, secondo la Procura Distrettuale Antimafia, anche quella di Rita Attardo, il cui compito era quello di recapitare agli affiliati in stato di libertà disposizioni scritte e verbali dei propri figli, Massimo e Giuseppe Guardino (quest’ultimo essendo già in carcere non è stato raggiunto da custodia cautelare), che avevano preso la guida del gruppo.

A prendere, invece, le redini del clan Bottaro-Attanasio, dopo gli arresti e il pentimento di figure come Giuseppe Curcio, sarebbe stato Sebastiano Barbiera.

Diversi i casi di estorsioni emersi nel corso delle indagini, molti dei quali non denunciati dalle vittime, che sono stati contestati a Vincenzo scalzo, Massimiliano Fazio, Danilo Greco e salvatore Tartaglia.

Le somme richieste sarebbero state “popolari”, massimo 300 euro al mese, seguendo la politica del “pagare poco ma pagare tutti”, e oltre a pagare gli affiliati e i familiari di quelli in carcere, come si è detto, venivano reinvestiti per l’acquisto della droga da spacciare nella zona.

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