Nel ricordo di giornalisti dalla “schiena dritta”, Pippo Fava e Peppino Impastato, che non raccontavano “balle”

Giuseppe Fava e Peppino Impastato

Mentre qualcuno vorrebbe ricreare il “minculpop”,  per controllare come un tempo ormai passato, non tanto la cultura e la propaganda fascista, ma l’operato dei giornalisti, quindi la loro libertà e autonomia nel confezionamento delle notizie, con il compito di decidere quali siano le “bufale” o meno, ci piace ricordare, oggi, chi per quella libertà di scrivere e fare informazione per i propri lettori o ascoltatori, con onesta ed etica professionale, mantenendo sempre la schiena dritta, è morto.

Ricorre oggi, 5 gennaio, il 33° anniversario dell’uccisione a Catania, a colpi di pistola, per volere della mafia, del giornalista palazzolese Giuseppe Fava, direttore de “I Siciliani”, il giornale attraverso il quale, con inchieste e denunce, metteva in luce gli interessi e le collusioni politico-mafiose della Catania dei cavalieri.

Giornalista, intellettuale, commediografo e scrittore “non allineato”, coscienza critica di una Sicilia e dei poteri collusivi che, dalla sua morte, il 5 gennaio 1984, non è che poi siano cambiati molto. Cambiate sono le circostanze, i periodi storici, le quinte e le scenografie dietro al quale  i “forti” e “collusi” di un tempo, oggi con pelle e camicie diverse, magari più ringiovaniti, riescono sempre ad operare e a tenere in ginocchio una terra che non trova ancora quella forza e determinazione, per riscrivere pagine nuove, di riscatto e rilancio.

Tante le in iniziative che oggi hanno ricordato Fava a Catania, assieme al corteo e al presidio di sempre davanti alla lapide di via Fava che lo ricorda. E poi  incontri e convegni, in particolare sul ruolo del giornalista, sul “dovere-diritto” di cronaca, o le minacce, le intimidazioni, le querele temerarie con le quali si vorrebbero zittire tanti cronisti onesti, molti dei quali oggi sono costretti a vivere sotto scorta, per le minacce di morte delle mafie in Sicilia così come nelle altre regioni d’Italia. Senza più alcuna differenza tra sud e nord, in particolare in quest’area del paese, dove da tempo ormai si sono spostati gli interessi economici dei clan.

Come sempre Fava verrà ricordato anche nella sua città natale, Palazzolo Acreide, con la 10° edizione del Premio Giuseppe Fava “Giovani”, quest’anno assegnato a Mario Gelardi, presidente e direttore artistico del Nuovo Teatro di Sanità e ai ragazzi del suo Collettivo. La premiazione si terrà il 7 gennaio alle ore 18.00 nell’aula consiliare del Comune a Palazzolo Acreide.

Domenica 8 gennaio, invece, sempre alle ore 18:00 nella stessa aula, i ragazzi dell’ACCI Lab (Arte Creativa e Cultura Innovativa) presentano il loro progetto “In fieri. Secondo Giuseppe Fava”, nel solco del loro lavoro che prevede di creare una rete di esperienze culturali, spazi per produrre e consumare cultura e laboratori di creatività giovanile.

L’iniziativa è organizzata dal “Coordinamento Fava Palazzolo Acreide” e dalla Fondazione Fava, con la collaborazione dell’ACCI Lab Palazzolo, il patrocinio dell’Associazione Antiracket Palazzolo, quello del Comune palazzolese e dell’Assostampa Siracusa.

E’ la terza volta in questi dieci anni che il premio viene assegnato a personaggi del mondo del teatro, un mondo che Fava amava immensamente.

I ragazzi del Nuovo Teatro Sanità e Mario Gelardi non sono solo resistenza e non sono semplicemente teatro. Loro sono il nucleo intorno al quale alla Sanità, a Napoli, si costruisce un presente reale, che si può toccare vedere e ascoltare.

Un luogo che è diventato quasi un’isola all’interno della città, in un quartiere, tra i più famosi di Napoli, dove l’arte e la malavita si incrociano ad ogni angolo, lì è nato, qualche anno fa il Nuovo Teatro Sanità, in quel luogo c’è un gruppo di ragazzi che lì lavorano e che vedono il teatro come unica fuga da un quartiere che in qualche modo li tiene prigionieri. Quel teatro è il luogo dove possono creare bellezza, arte, un’altra vita, sono loro che hanno contribuito a costruirlo e a farlo vivere ogni giorno.

Infine, nel ritornare alle schiene dritte e ai tanti giornalisti che ogni giorno costruiscono e rafforzano la libertà e la democrazia con le loro storie, a costo della vita, non si può non ricordare, nella stessa Sicilia di Fava, Peppino Impastato, e la sua Radio Aut, ucciso dalla mafia qualche anno prima, il 9 maggio del 1978, fatto a pezzi dal tritolo sui binari della ferrovia a Cinisi. Oggi 5 gennaio Peppino avrebbe compiuto 69 anni, era nato il 5 gennaio del 1948.

A giudicare la veridicità dei suoi articoli e delle sue denunce, così come quelli di Pippo Fava, non furono “minculpop”, o “giurie popolari”, ma i lettori e gli ascoltatori.

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