Con lo sbarco a Catania dei 47 migranti, di cui 13 minori, che da giorni si trovavano a bordo della nave Sea Watch 3, bloccata per ordine del governo e del ministro dell’Interno alla fonda nella rada della Targia a Siracusa, dopo averli salvati qualche settimana addietro nel Mediterraneo di fronte alle coste libiche, si chiude, si fa per dire, la prima fase di una triste vicenda che ha visto emergere lo spirito accogliente e umanitario di una città e, soprattutto, l’azione sinergica solidale tra l’Amministrazione comunale di Siracusa, per volontà del suo sindaco Francesco Italia, la Curia, le associazioni del volontariato, gruppi, sindacati, alcune forze politiche d’opposizione, un pezzo di Sicilia e tanti cittadini.
Il “restiamo umani” per giorni si è scontrato con la durezza e la determinazione del governo gialloverde della “non accoglienza” della linea “l’Italia ha già dato adesso si impegni tutta l’Europa” (che continua a restare sorda ad un fenomeno migratorio di questa portata), scatenando una guerra tra poveri con chi sostiene il teorema “prima gli italiani”, come se le due cose fossero collegate o un’azione escludesse l’altra in questo prolungato momento di grande difficoltà per tante famiglie, in Sicilia poi dove la disoccupazione giovanile viaggia oltre il dato più che preoccupante del 60% e quella ordinaria oltre il 40%.
Fatti sbarcare i migranti ormai allo stremo, la seconda fase, legata alla scelta di dirottare la nave della Ong tedesco – olandese nel porto di Catania, come un po’ tutti ipotizzavano, era invece legata ad una eventuale messa sotto accusa e sequestro della Sea Watch 3 e del suo equipaggio da parte della procura etnea, guidata dal procuratore Carmelo Zuccaro, famoso per le sue accuse di un possibile legame tra le navi Ong e i trafficanti di esseri umani, che poi di fatto sono state smentite dalle inchieste.
Ebbene, non solo non vi è stata nessuna messa sotto accusa, ma addirittura, secondo la procura, come già per quella siracusana, l’equipaggio della nave olandese “ha tenuto una condotta lecita”, di più “non è emerso, pertanto, alcun rilievo penale nella condotta tenuta dai responsabili della Sea Watch 3”.
L’indagine, pertanto, è stata aperta a carico di ignoti, i trafficanti, quelli che metteono esseri umani su gommoni vecchi e insicuri, come quello dove stavano i 47 migranti per giorni fermi a Siracusa, per cui, sottolineano i magistrati catanesi, “giustificava il soccorso da parte di Sea Watch 3”.
Tutto regolare anche per quanto riguarda l’aspetto tecnico strutturale della nave.
Quella che manca, stando così le cose, salvo altri interventi del governo, è adesso l’autorizzazione alla Sea Watch 3 a poter lasciare il porto di Catania per riprendere la navigazione, condizioni meteo climatiche permettendo.
Quel che resta di questa vicenda e di questa esperienza per i siracusani e per quanti, per giorni, con la loro costante presenza sugli scogli della Targia, davanti alla Prefettura, in Cattedrale, nelle varie piazze italiane, o magari davanti alla Tv e sui social, hanno manifestato solidarietà e calore umano, lo dice, in un’altra pagina, come sempre a cuore aperto, il sindaco Francesco Italia.