Gli impianti dei colossi della chimica e della petrolchimica siracusana, Versalis di Priolo, la controllata di Eni, e Sasol di Augusta, insieme ai depuratori Tas della Priolo Servizi di Melilli e all’Ias di Priolo, da questa mattina sono stati posti sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Siracusa, nell’ambito dell’inchiesta denominata “No Fly”.
Le indagini coordinate dal procurato Fabio Scavone e dai sostituti procuratori Tommaso Pagano, Salvatore Grillo e Davide Lucignani, hanno accertato, con l’ausilio di consulenti tecnici, che nell’arco temporale compreso tra gennaio 2014 e giugno 2016 vi sono state emissioni si natura inquinante e molesta, sotto il profilo odorigeno, nell’aria del Polo petrolchimico tra Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo.
Questa mattina, pertanto, i Carabinieri e i militari della Guardia di Finanza di Siracusa, insieme al personale del N.O.E. di Catania e del N.I.C.T.A.S. dell’Asp aretusea, hanno dato esecuzione al sequestro preventivo dei quattro impianti emesso dal gip presso il Tribunale di Siracusa, e notificato 19 avvisi di garanzia alle persone che hanno rivestito incarichi di responsabilità nel periodo interessato dall’inchiesta.
A dare l’avvio alle indagini che hanno portato il collegio di consulenti tecnici a stabilire la natura inquinante e molesta delle emissioni, sono state una serie di esposti e denunce presentate in Procura, alle forze di Polizia e ad altri organi.
I dati presi in esame hanno rilevato concentrazioni stabilmente elevate delle sostanze prese in considerazione nei rilevamenti effettuati presso le centraline di San Cusumano, Ciapi e Priolo centro; ripetuti eventi di picchi elevati di concentrazioni delle sostanze prese in considerazione nei rilevamenti effettuati presso le centraline di Melilli, Siracusa e Augusta; e la mancata utilizzazione delle “migliori tecniche disponibili” da parte dei responsabili degli stabilimenti.
Indifferenza, dunque, quella che sembra emergere dall’inchiesta da parte delle società interessate nel ricondurre entro i limiti previsti dalla legge le emissioni in atmosfera che da anni, ormai, penalizzano drasticamente le comunità dell’hinterland della zona industriale siracusana, a discapito della qualità dell’aria.
E su questo la Procura nell’inchiesta “No Fly” non ha dubbi.
Gli stessi consulenti tecnici della Procura aretusea, infatti, hanno evidenziato come “la qualità dell’aria nel territorio interessato si sia fortemente degradata” e come “nei comuni di Priolo Gargallo, Augusta e in parte Melilli si registra una qualità dell’aria nettamente inferiore a quella degli altri Comuni della provincia, avuto riguardo ai vari inquinanti presi in considerazione”.
Gli impianti sequestrati sono stati comunque stati lasciati in uso alle multinazionali per non fermare la produzione, ponendo però nel provvedimento, di carattere preventivo, l’impegno di produrre, entro 90 giorni, un programma attuativo per ricondurre, entro 12 mesi, nei limiti le emissioni in atmosfera, nonché il versamento di una garanzia fideiussoria pari al costo delle opere di adeguamento.
Sicuramente l’inchiesta è un passo avanti rispetto all’immobilismo di questi anni, ma la domanda resta sempre la stessa: chi avrebbe dovuto controllare l’ha fatto per non arrivare a questo punto ?