LENTINI – Anche un albero dedicato al simbolo della lotta alla mafia, Paolo Borsellino, a Lentini, può dare fastidio. Fa paura! Leggi tutto ““Vandalizzato” l’albero di Paolo Borsellino a Villa Gorgia a Lentini, scomparsi fiori e nastrini tricolori”
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A 24 anni da via D’Amelio non ci sono verità e giustizia. Ma c’è chi non ha smesso di lottare per un futuro nuovo
Appena 57 giorni dopo quel 23 maggio 1992 a Capaci, data e luogo indelebili scritti nel cuore e nella memoria degli italiani perbene, in particolare dei siciliani perbene, perché è qui in Sicilia che tutto nasce, nella quale la mafia dei Provenzano e dei Riina, e quella dei colletti bianchi e delle trattative, mostrava tutta la sua potenza distruttiva col tritolo in un luogo pubblico, un’autostrada, come la Promenade des Anglais a Nizza (84 morti tra cui sei italiani), uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, un’altra data e un altro luogo, via D’Amelio a Palermo, restano scolpiti nel cuore e nella memoria, il 19 luglio 1992, dove ancora il tritolo metterà a tacere l’altro giudice simbolo della lotta alla mafia, Paolo Borsellino, e con lui, ancora servitori dello Stato, gli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
A 24 anni da quelle date e dai quei luoghi, il loro ricordo, come d’altra parte quello di tutte le vittime della ferocia e della viltà delle mafie, è vivo in quanti credono che giustizia e democrazia siano il perno, la centralità, l’anima che da il respiro e alimenta la vita, della società degli uomini e delle donne libere.
A 24 anni da quelle date e da quei luoghi, però, ancora il teatrino delle mistificazioni, delle menzogne, delle verità nascoste, dei depistaggi e delle “ragioni di stato”, delle commemorazioni di facciata, per finta o per “obbligo di ruolo e di funzione”, si ripetono come fosse la prima volta, senza nessuna mutazione. Mummificate.
Non c’è vita in quelle loro celebrazioni, non c’è anima, non c’è cuore, non c’è memoria. Finisce tutto li, in una cerimonia, una corona d’alloro, magari un preghiera di routine. Ma non c’è futuro.
Perché il futuro si costruisce sulla verità, quella che nessuno vuole che si conosca sul sangue versato in quelle date e in quei luoghi.
Il futuro si fortifica con la giustizia che a tutt’oggi non è stata fatta per quelle morti e quei ferimenti.
Perché il futuro cammina sulle gambe della memoria, quella che vogliono cancellare.
Il futuro sono gli occhi vispi e il sorriso dei bambini, che loro hanno violato e calpestato.
Il futuro è la fierezza delle madri e dei padri di Sicilia al quale hanno voluto togliere pezzi di cuore.
Il futuro è gente che si tiene per mano, sa socializzare ed è solidale.
Il futuro è non avere padroni e padrini.
Il futuro è non essere di pregiudizio per gli altri.
Il futuro è accedere alla conoscenza, avere la dignità del lavoro, potere godere delle stesse opportunità di tutti.
Il futuro è poter costruire con giustizia, libertà e democrazia il futuro.
A 24 anni da quelle date, dai quei luoghi e da quelle morti, sono ancora in tanti, come Giovanni e Paolo, ad essere lasciati soli lungo la strada della verità e della giustizia.
Non possiamo lasciare che diventino vittime sacrificali di un sistema che vuole continuare ad alimentare il buio e ad impedire che i cuori e la memoria costruiscano un futuro nuovo.
In tanti, a distanza di 24 anni da quelle date, da quei luoghi e da quei morti, non hanno smesso di lottare e di tenersi per mano.
Inaugurato ieri in Piazza Borsellino a Canicattini Bagni il pannello-monumento dedicato alle vittime delle mafie
CANICATTINI – «Quello che inauguriamo oggi, in ricordo di tutte le vittime delle mafie, vuole essere un Presidio di Legalità per tutti i canicattinesi, per i visitatori che entreranno a Canicattini Bagni, e che così sapranno il percorso che abbiamo scelto, ma soprattutto per i bambini, la futura generazione, che vengono a giocare in Piazza Borsellino, e chiederanno ai loro genitori chi sono i due uomini di questo pannello. Si risponderà loro che sono due servitori dello Stato che hanno lottato, così come tanti hanno fatto e continuano a fare ogni giorno con le loro azioni di legalità, contro la mafia, per la libertà di tutti e per la giustizia. Per costruire un futuro migliore». Leggi tutto “Inaugurato ieri in Piazza Borsellino a Canicattini Bagni il pannello-monumento dedicato alle vittime delle mafie”
Un cartellone-monumento in ricordo delle vittime delle mafie con Falcone e Borsellino, si inaugura sabato a Canicattini
CANICATTINI – Verrà inaugurato, domani, sabato, alle ore 17, in Piazza Borsellino, all’ingresso della città di Canicattini Bagni, il grande cartellone-monumento in ricordo di tutte le vittime delle mafie, raffigurato da una grande foto dei due uomini simbolo della lotta alla criminalità e al sistema mafioso in Sicilia, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Leggi tutto “Un cartellone-monumento in ricordo delle vittime delle mafie con Falcone e Borsellino, si inaugura sabato a Canicattini”
Vasco Errani, il Khomeinismo e la Democrazia
La vicenda politico-giudiziaria legata all’ex presidente della regione Emilia Romagna è un ulteriore dimostrazione di come oggi, nelle dinamiche della politica italiana, abbia un peso non indifferente la magistratura.
Il “disposto combinato” di due elementi determina, a partire dall’inizio degli anni ’90, l’avvio di una nuova stagione politico-giudiziaria, non molto diversa, sotto l’aspetto dei risultati dalle precedente.
Da un lato il risveglio della magistratura, non più sottomessa alla politica, dall’altro la nascita di una singolare ed inedita corrente di pensiero, composta da esponenti di rilevo tra politici, giornalisti ed intellettuali, che avoca a se una serie di espressioni, fino ad allora tipiche del popolo sovrano: “tutti in galera”, “colpirne uno per educarne cento”, “meglio un innocente in galera che un colpevole libero”.
Quella cultura del sospetto, che per Giovanni Falcone era l’anticamera del “khomeinismo”
La questione non è la solita, quella del garantismo, che per altro rimane irrisolta e attiene la sfera privata, riguarda la sopravvivenza delle istituzioni democratiche.
Un potere dello Stato è in grado di indirizzare le sorti democratiche di un paese.
Non si vuole sostenere che la magistratura non debba o non possa indagare la politica ed i reati connessi, anzi, il problema è “l’escalation mediatica” allegata, che prescinde dai fatti, ma tende all’affermazione del “khomeinismo”, spesso con lo scopo ultimo di conquistare il potere.
Di più. Stranamente questo sistema politico-giudiziario raggiunge risultati opposti a quelli sperati, infatti a pagarne le conseguenze, politiche e personali, sono proprio quelli che poi vengono assolti, infatti sono sottoposti alla gogna mediatica e costretti a dimettersi, mentre i “collusi” continuano per la loro strada. Qualcosa non va.
Se da un lato occorre rafforzare la lotta alla corruzione nella politica, dall’altro è indispensabile combattere con egual misura e tenacia gli “sciacalli”, siano essi politici, magistrati o giornalisti.
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