La delizia di questo fine settimana è l’ennesima polemica inutile della politica. Mentre il francescano Dibba gira le cost dell’Italia, a Roma si fa sul serio.
Luigi Di Maio, mica si accontenta di sparare “minchiate”, in canna ha un colpo micidiale, il popolo sovrano armato di forconi.
Che nella gestione del potere esista la disonestà è una certezza. Ma catalogare tutto ciò che circonda “l’essere grillino” come marciò a prescindere, è altrettanto disonesto.
Nell’azione del decidere per gli altri incidono anche elementi esterni, indipendenti dall’uomo, e di fronte ai quali manifestiamo tutta la nostra impotenza.
Esiste il fato, alla cui legge ferrea rispondeva anche Zeus, e poi, inevitabilmente governando ci si sporca le mani.
Dire queste verità è un obbligo morale e di “onestà”, la politica non è soltanto “raccattare” voti.
Le minchiate, la demagogia, il populismo sembrano non avere alcuna forma propria, ma assomigliano spiccicate ad un boomerang.