Solidarietà al giornalista Di Salvo vittima di violenta aggressione verbale dopo il Consiglio comunale di Lentini

Salvo Di Salvo

LENTINI – I giornalisti siracusani e siciliani, così come quelli di tutta Italia, attraverso il presidente e il consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino e Santo Gallo, quello regionale, Riccardo Arena, e il segretario dell’Assostampa aretusea, Damiano Chiaramonte, esprimono piena ed incondizionata solidarietà al collega Salvo Di Salvo, corrispondente da Lentini del Giornale di Sicilia e collaboratore del settimanale cattolico Cammino,  vittima di una violenta aggressione verbale che si è consumata giovedì sera, al termine della seduta del Consiglio comunale di Lentini. Leggi tutto “Solidarietà al giornalista Di Salvo vittima di violenta aggressione verbale dopo il Consiglio comunale di Lentini”

Grillo abbiamo un problema: il “tuo” popolo

Beppe Grillo

Il movimento Cinque Stelle continua la sua inarrestabile “marcia su Roma”. Era un movimento nato per cambiare il mondo è finito per diventare un partito, capace di cambiare solo se stesso.

L’ultimagrillata on line” non è stata utile per l’ingresso nell’Alde, però ha collocato i grillini definitivamente nella politica del potere.

Ebbene, tutta “l’arlecchinata” dimostra, anche ai più scettici, che il popolo dei supereroi “segue”, a prescindere dai contenuti, le decisioni promosse dal capo, al massimo con qualche battito di ciglio.

Esattamente come gli altri, come tutta la politica del potere, anche il Movimento Cinque Stelle si caratterizza, sempre più, per la formula dell’“uno” che comanda e dei tanti altri “uno” che eseguono, con una differenza sostanziale: il dissenso non è consentito. Coloro che si permettono di criticare il capo sono espulsi ed in alcuni casi costretti a pagare salatissime penali.

Caro Beppe Grillo, il problema c’è, coinvolge tutti, non solo i supereroi a Cinque Stelle, ed è grave.

Infatti, se la maggioranza degli italiani diventa proprietà esclusiva di “uno”, e si trova nella condizione esistenziale di assecondare il capo, sempre e comunque, il problema è dell’intero paese.

L’uno dei Cinque Stelle è riuscito in un operazione assolutamente geniale e diabolica nel contempo. Nella prima fase, con una brillante idea, senza precedenti nella politica, ha reso libero un popolo, incatenato dal potere, invitandolo a pensare con la propria testa, lontano dalle vecchie logiche del malaffare.

Alla fine dell’intero processo, quello stesso popolo, senza neppure accorgersene, non pensa più con la testa del potere, ma soltanto con quella di Beppe Grillo, per altro sempre più in uno stato confusionale.

L’idea di fondo nella logica pentastellata consiste nell’assunto che tutto il potere e solo il potere, a parte quello a Cinque Stelle, vive nel malaffare e tutto il popolo, a parte quello stellato, è un branco di pecore, e per uscire da quella condizione gli è sufficiente aderire al movimento di Beppe Grillo.

Non sono importanti i comportamenti, i programmi, le azioni quotidiane, in quanto il capo le cambia, le adatta, l’unica cosa che conta è aderire, allo scopo di raggiungere la maggioranza e conquistare il potere.

Dagli avvisi di garanzia alla parentopoli, dalla presunzione all’ignoranza, tutta la gamma dei comportamenti dei grillini al potere sono assolutamente identici a quelli di chiunque “comandi”, solo che cambiando le regole, proponendo nuovi codici, votati con maggioranze bulgare, i comportamenti diventano regolari, codificati e legittimi.

Il popolo a Cinque Stelle appare snaturato nel suo essere e soggiogato al volere dell’uno.

Nel teatro, da tempo è scomparsa la figura del capocomico, “colui che costituisce e dirige una compagnia, assumendosi il carico dell’impresa, responsabile in proprio sia verso gli attori da lui scritturati e il personale della compagnia”.

Il capocomico ha fatto una capatina in politica, il pubblico “paga” e gli incassi volano. Si continua a ridere… almeno per adesso.

La politica? Aria fritta

Vincenzo De Luca – Roberto Saviano – Luigi De Magistris

La sceneggiata, tutta napoletana, tra Roberto Saviano e Luigi De Magistris esprime compiutamente il significato ultimo della politica italiana, sintetizzabile nel “nulla”, o per dirla con Vincenzo De Luca è solo “aria fritta”.

E’ accaduto che Saviano fa il Saviano, mentre De Magistris fa il Berlusconi.

Orbene, la polemica voluta dal sindaco partenopeo è soltanto un autodifesa del potere, quel tentativo di spiegare (a parole) che sta governando bene, mentre chi critica fa solo chiacchiere.

Esiste un precedente, nel 2010 fu Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio ad attaccare Roberto Saviano, responsabile di aver criticato l’azione di governo nella lotta alla mafia.

A quel tempo, a prendere le difese dello scrittore fu lo stesso De Magistris, europarlamentare di Italia dei Valori, collocato nel girone dell’opposizione, pronto a scagliarsi con ferocia inaudita su Silvio Berlusconi: “…apprendiamo che i supporter della mafia sarebbero gli scrittori come Saviano che, rischiando la vita, raccontano del crimine organizzato e della sua infiltrazione politico-istituzionale, scuotendo l’opinione pubblica e accendendo un faro di luce su questo cancro sociale”.

Purtroppo questa è la politica, solo aria fritta, convenienze elettorali, “raccattamento” di consensi.

Nel caso specifico c’è qualcosa in più.

Luigi De Magistris, oggi sindaco arancione al potere a Napoli, ieri europarlamentare di opposizione e l’altro ieri pubblico ministero al di sopra delle parti, è andato oltre, ha accusato Roberto Saviano di  consolidare il successo con gli spari.

Ora, per quanto questa affermazione nasconda una verità che riguarda l’intero blocco dei mass media, se a sostenerla è un ex pubblico ministero che, nell’esercizio delle sue funzioni, ha inquisito “la politica” (altra aria fritta), magari in buona fede, per poi prenderne il posto… c’è qualcosa che non va.

Per cui, ha ragione Vincenzo De Luca, che magari si esprime a colori, ma la sua sostanza è limpida come l’acqua. La politica è aria fritta, una rincorsa al potere, nel migliore dei casi fine a se stesso.

La colpa? Esiste un unico responsabile di tutta questa frittata dell’aria, una regia manifesta dell’intera sceneggiata: la “giuria popolare”, denominata Popolo Sovrano. Grillo è arrivato in ritardo, fuori tempo massimo.

Ebbene, il Popolo Sovrano fa paura, è un arma di distruzione di masse, malleabile, leccaculo, tornacontista, cinico, altrimenti non si può spiegare come il Codice Etico dei Cinque Stelle ottenga sulla rete il 91% dei consensi… come se non fosse accaduto nulla in questi anni.

Eppure, l’unico chiodo fisso dell’intera baraccopoli rimane cambiare le persone che gestiscono il potere, con tutti i mezzi leciti ed illeciti.

Di cambiarci noi… manco se ne parla.

 

P.S.Il Popolo Sovrano siamo tutti, nessuno (proprio nessuno) può tirasi fuori, soprattutto coloro che si sentono liberi ed onesti. Di più, coloro che manifestano pubblicamente le proprie virtù di libertà ed di onestà sono i soggetti più pericolosi.    

 

 

La bufala delle bufale, “Piove il governo è ladro”

Alcuni social della rete

Come un eco in una cava…  alle parole di Beppe Grillo sono succedute quelle di Luigino Di Maio ed a scalare di tutto il popolo grillino: “Vogliono imbavagliare il popolo sovrano”.

In sostanza sta accadendo che qualcuno vorrebbe “rompere”… il giocattolo ai Cinque Stelle che, come un bambino, al paventato “game over” si ribella.

Ora, al di la del merito delle dichiarazioni, emerge con estrema chiarezza un ulteriore bufala di dimensioni cosmiche: “La verità è tutta scritta sul web”.

Bene, ai bambini non vanno dette bugie, per cui è utile sin da piccoli metterli in guardia: la verità non esiste.

In una società cinica ed individualista come la nostra ognuno nel tentativo di “avere ragione a tutti i costi” è abituato a supportarla miscelando “fatti” veri e falsi, spacciando mere opinioni personali per fatti incontrovertibili. Maestro nazionale di questo “Fatto” è Marco Travaglio, per il quale l’opinione (la sua) diventa verità assoluta.

Imbavagliare la rete non si può.

Le “bufale circoleranno sempre, sia nel mondo reale che in quello virtuale, anche perchè il “credulone” non le riconosce come tali.

Il vero dibattito dovrebbe spostarsi sulla “creduloneria del popolo sovrano”, studiare non tanto i meccanismi di Grillo ed i suoi Avatar, o quelli di qualsiasi altro venditore di fumo, nell’inventarsi balle interessate, quanto l’estrema facilità con cui si crede alle balle.

In sostanza sarebbe utile che il popolo, non solo quello del web, fosse meno sprovvisto, bisognerebbe inventare una specie di vaccino alle “minchiate”.

Ecco, prendiamo una delle bufale più gettonate della storia: “Piove il governo è ladro”.

Pur di sostenerlo, in giro c’è gente che propone danze delle pioggia, e anche se non piove riesce a convincere gli altri dell’imminente tempesta, dall’altro versante, quello del popolo sovrano, la convenienza dell’esistenza di un “governo ladro” è talmente elevata, che si crede alla bufala.

Vivo in una cittadina di poco più di 6.000 anime dove le bufale girano ad una velocità di gran lunga superiore al web, ed è estremamente difficile distinguere tra fatti veri e falsi, in quanto entrambi sono verosimili, cioè possibili. Qui si chiama “sparramientu” ed è definibile come quell’attività umana che tende a screditare le persone raccontando fatti falsi ma verosimili.

Ora, per esempio, il 1 gennaio, è questo accade da sempre, è l’inizio di un nuovo anno, sarà, in questo caso il 2017. Si tratta di una bufala, non cambierà nulla sarà come sempre… ci sarà sempre un governo ladro, nell’attesa del prossimo.

Si aggiunge un altro anno nella lunga storia dell’umanità caratterizzata sempre dalla presenza delle solite bufale, utili alla classe dominante per proseguire nel dominio ed al popolo sovrano per giustificare le proprie azioni quotidiane, attraverso un meccanismo consolidato: “La colpa è sempre degli altri”.

Quindi la verità della bufala consiste in un incontro di convenienza consapevole e reciproca di interessi tra il divulgatore ed il percettore.

Auguri di un buon anno di bufale.

I partiti politici e le “correnti”. Il caso dei supereroi

Autorevoli esponenti nazionali del Movimento 5 Stelle

Le “correnti”, agli arbori, erano un espressione democratica della dialettica interna dei partiti politici, pian piano hanno subito un assoluta degenerazione diventando delle vere e proprie zavorre per la democrazia.

Una parte, all’interno del partito, si organizza allo scopo di imporre la propria linea politica e di ottenere posti ed incarichi per i propri membri. Pian piano la linea politica è scomparsa e l’unico obbiettivo delle “correnti” è diventato quello di acquisire spazi di potere.

Bene, come si poteva immaginare, e su questa rubrica si è scritto molto, anche il partito dei supereroi, denominato Movimento 5 Stelle, ha le sue correnti.

Diciamolo meglio, le ha sempre avute, ma con l’aumentare del potere e soprattutto con la prospettiva della guida della nazione, la loro esistenza è divenuta di dominio pubblico, al punto che il capo-padrone-garante Beppe Grillo è dovuto intervenire, nella qualità di capo-padrone-garante, per avvertire la comitiva, esternando un chiaro messaggio: “In M5S non ci sono correnti”.

Ebbene, è utile evidenziare che neppure un capo-padrone-garante, capace di accentrare a se tutti i super poteri dei supereroi, può “andare contro natura”, e fermare l’ascesa delle correnti. Una legge non scritta che “colpisce” tutte le organizzazioni che ambiscono alla conquista del potere, una specie di “Legge ferrea dell’oligarchia” (Robert Michels).

Le “correnti ci sono state, ci sono e ci saranno non si possono “chiudere” neppure con un provvedimento dall’alto. Non ci riuscirono neppure Mussolini ed Hitler… pensa un po’ se può riuscirci un comico, che fa ridere sempre meno.

Esiste un unica modalità con la quale si può eliminare la formazione delle correnti interne ai partiti ed è l’assenza del potere. Se si vogliono evitare le degenerazioni dei partiti, basta una sola regola, nuova, assolutamente inedita: la non candidabilità alle elezioni. L’unico obbiettivo è la discussione dei problemi.

Ecco, questa è un idea per cambiare la politica, per ripensarla “nuova”.

Sembra strampalata… non siamo abituati a considerare l’eventualità di discutere i problemi sul merito, senza scontrarci sulla conquista del potere.

La società civile si organizza come un Movimento Cinque Stelle, senza supereroi ed eroine smaniosi di comandare, di raggiungere il potere.

La diversità dei Cinque Stelle non esiste è solo un “competitore” per il potere, il quale, per conquistare il consenso del popolo, millanta superiorità planetarie sotto forma di stelle… ma è solo un modo per veicolare il messaggio del potere.

Fermo il resto.

Ripensare la politica è la chiave per cambiarci e cambiare.

 

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