PACHINO – Nella giornata di ieri, il dirigente del Commissariato di Pachino, Paolo Arena, ha tenuto un incontro con i giovani studenti dell’Istituto scolastico “Michelangelo Bartolo”, alla presenza dei docenti, dei rappresentanti Rotary club e del sindaco Roberto Bruno, per parlare dell’importanza della Costituzione. Leggi tutto “Incontro sulla Costituzione del dirigente del Commissariato di Polizia di Pachino con gli studenti del “M. Bartolo””
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Le Olimpiadi ed il vincolo di mandato
Il Movimento 5 Stelle, dopo un orchestrato tira e molla, un andirivieni sulle Olimpiadi, durato l’intera campagna elettorale, passando dal “no” perentorio e scritto, al “si” mite verbale, poi ancora al “forse” ed infine al referendum risolutivo tra i cittadini romani, alla fine, pare abbia deciso di ritirare la candidatura. Legittimo.
Ecco, si fa un gran parlare del vincolo di mandato elettorale e del programma come fonte di tutte le azioni di chi governa, e poi il potere grillino decide senza ascoltare il popolo sovrano, men che meno la celeberrima rete, su un tema rispetto al quale la sindaca ha cambiato idea a ripetizione.
Un coerente ed onesto attivista a cinque stelle dovrebbe sentirsi beffato.
Invece no, esiste l’escamotage. Nel programma c’era, le parole successive non contano… verba volant, scripta manent…
Come al solito le regole valgono solo per gli altri.
Al netto dell’ironia, però, si va consolidando una prassi, una consuetudine pericolosa, i grillini possono sfanculare chiunque, ma chiunque critica i grillini è disonesto, ladro, in malafede e privo di argomenti.
Un accordo indicibile: Travaglio-Berlusconi
Marco Travaglio, con tutti i partigiani al seguito, ha fondato la nuova resistenza per contrastare la deriva autoritaria di Matteo Renzi.
Una posizione che si può non condividere, ma è legittima, autorevole, ed è soprattutto utile per venderci qualche libro.
Ecco, esistono le versioni gratis sul come “distruggere Matteo Renzi in due minuti”, che girano sui Social, e poi c’è la versione ufficiale al prezzo di 10 euro e 50.
Ma in tutta questa vicenda c’è qualcosa che la rende grottesca e paradossale, ai limiti della follia.
Il fronte del NO è riuscito a mettere insieme il tutto ed il suo contrario, generali alla ricerca di eserciti.
Ci sono pure Silvio Berlusconi e Marco Travaglio, insieme. Ma c’è dell’altro.
Tutti i generali della resistenza all’antirenzismo, nel manifestare il proprio dissenso al regime, girano l’Italia, gli studi televisivi, le prime pagine dei giornali, le home page dei social con le tasche piene e le mani occupate.
Una serve per mostrare in bella evidenza la Costituzione della Repubblica Italiana.
Mobilità parlamentare ordinaria: “Il cambio casacca”
Ha destato un certo scalpore il “cambio casacca” di un consigliere comunale nel ragusano.
Eletto con una lista civica, manco il tempo della proclamazione, è passato con il Partito Democratico.
Ora, il “cambio casacca” è una pratica assai diffusa in Italia. Spesso, quasi sempre, avviene in una duplice direzione, in entrata, per ottenere qualcosa, o in uscita, perchè qualcosa è stata negata.
L’esercizio della funzione di parlamentare senza vincolo di mandato è previsto nella “migliore” Costituzione del mondo, voluta dai “migliori” padri costituenti.
Oggi questo nobile istituto è in crisi a causa di un abuso nella “mobilità” dei politici, però, non si può cancellare un diritto costituzionale fondamentale, anche perchè, l’abolizione dell’articolo 67, non è la soluzione del problema. Peraltro a chiederne la “gridata cancellazione” è chi sottopone i propri parlamentari al proprio vincolo.
Ecco dove casca l’asino.
Un parlamentare eletto non rappresenta i suoi elettori, ma l’intera nazione.
La politica nel corso degli anni si è trasformata al punto che un politico ormai rappresenta esclusivamente se stesso, ed in casi eccezionali gli interessi dei suoi elettori.
Al contrario, per risolvere il problema è necessario modificare quell’articolo nella direzione di fortificare l’assenza di vincolo, ogni eletto, una volta eletto, cessa di essere vincolato ai suoi elettori ed al suo partito, per ergersi a rappresentare dell’intero popolo sovrano, vincolato agli interessi della totalità.
La questione del “cangiamento”, sotto l’aspetto politico, nasce essenzialmente dalla necessità di raccattare maggioranze, a volte per sopravvivere, altre per vivere più a lungo, quindi più che il vincolo di mandato, oggetto della nostra attenzione, non può che essere la “governabilità”.
Bene, premesso che la politica italiana vive per comparti stagni, incomunicabili tra di loro, e al momento prevale la politica dell’inciucio e non quella del compromesso, la soluzione non sarà l’Italicum, una legge figlia del non dialogo, ma qualcosa di simile. Dalle elezioni deve scaturire un vincitore, con i numeri per governare, se nel corso della legislatura vengono a mancare, si ritorna alle urne.
Ma l’Italia è un paese strano, dove la politica è vista esclusivamente come quel luogo in cui ognuno può realizzare i propri interessi, una pensione, un posto di lavoro, un elemosina, un tozzo di pane.
I dibattiti accesi, le accuse reciproche, l’asfaltatura del nemico servono proprio a vincolare gli interessi del parlamentare e del suo gruppo con quelli del popolo di riferimento.
Il livello mediocre, sullo scarso, della politica italiana, è questo suo provincialismo, questo vincolo di mandato agli interessi di parte.
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Buon compleanno Repubblica! Settant’anni tra disuguaglianze, diritti mancati, veleni, mafie, e voglia di lavoro e democrazia
[dropcap]A[/dropcap]uguri Italia, auguri Repubblica! Settant’anni non sono pochi, ma neanche tanti per una democrazia, lo dimostra l‘allargamento del voto alle donne, avvenuto in concomitanza con la nascita della Repubblica (dimostrandosi tra l’altro decisivo), e il superamento di quel concetto di “subalternità” delle donne che ancora oggi, purtroppo, permane in molti settori, da quello dei rapporti (vedi il dramma del femminicidio) ai servizi, dai riconoscimenti alla rappresentatività politica, sino alle professioni.
Sedimenti di disuguaglianze, come nel riconoscere la meritocrazia, le pari opportunità (nel senso più vasto del termine), in qualche caso è avvenuto o avviene per la giustizia, nella parità di genere, nella distribuzione della ricchezza ancora ad appannaggio di pochi, nell’approdare a quel lavoro che oggi manca, nel diritto alla salute, e chi sa quanti altri diritti violati si potrebbero aggiungere all’elenco.
Disuguaglianze, retaggio di culture passate, quando erano la ricchezza e il potere a determinare i diritti, che settant’anni di democrazia non hanno ancora cancellato. Per questo, nonostante gli anni, questa Repubblica e questa democrazia, sono ancora giovani, con l’esuberanza e la vivacità che contraddistingue questa fascia d’età.
E quando si è giovani non sempre si è saggi, perché si dice che la saggezza si acquisisce con gli anni.
Eppure i settant’anni di questa Repubblica non sono privi di acciacchi, dovuti agli attacchi di tumori e veleni che non hanno reso il suo corpo immune: dai tentativi di golpe di ormai perduta memoria, al terrorismo, ai microorganismi infetti delle mafie che si annidano dovunque, alla corruzione, all’arroganza del politicismo di mestiere, alle disuguaglianze quotidiane, al burocratismo padrone delle vite degli altri, ad un sud lento e un nord veloce, al potere della finanza che controlla e determina, alle umiliazioni e alla privazione della dignità per il lavoro che non c’è.
Difficile, con un quadro clinico del genere, fare emergere gli anticorpi che albergano comunque nel nostro corpo e solo e sempre nella pienezza di quella democrazia di eguali, che distribuisce pari opportunità, rende giusta la giustizia, e ci fa liberi.
Altrettanto difficile raschiare le incrostazioni culturali che in questi settant’anni si sono accumulati sul corpo di questa giovane Repubblica, quasi a farne una corazza, lasciando spazio al proliferare di quegli acciacchi.
È quello che sta avvenendo oggi sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale, il confronto non è su come ridare sovranità “al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, come recita l’articolo 1 della Carta costituzionale, ma su come “una parte”, chiunque essa sia, debba continuare a sostituirsi alla sovranità popolare (basti rivedere i dati delle percentuali dei votanti di questi ultimi anni e l’ultima legge elettorale applicata che di fatto ha privato il popolo del suo diritto di nominare i propri rappresentanti).
Auguri di buon compleanno Repubblica, e non avere paura dei numeri, 70 anni come 90 oppure 100, quello che conta e ciò che metti dentro a quei numeri, meglio se degli anticorpi che ci preservino e ci curino dalle malattie e puliscano le coronarie dalle incrostazioni.