Manovra finanziaria di “cambiamento”, sarà la volta buona o a rischio il debito pubblico e il futuro degli italiani?

Di Maio e 5S esultano dopo la manovra

Roma – Mentre il maggiore partito d’opposizione, il PD, già partito di governo nella passata legislatura, sembra aver ritrovato, dal lontano 4 marzo, giorno della disfatta, quello che i suoi dirigenti chiamano “risveglio democratico” scendendo in piazza a Roma contro il governo Lega-M5S e la sua manovra finanziaria che “cancella la povertà”, si accentua il dibattito proprio sul provvedimento madre dell’azione gialloverde, il Def appena varato con tanto di esultanza dai balconi di Palazzo Chigi. Leggi tutto “Manovra finanziaria di “cambiamento”, sarà la volta buona o a rischio il debito pubblico e il futuro degli italiani?”

Il complotto della crisi, a nostra “saputa”

La Banca d'Italia
La Banca d’Italia

Bankitalia, nelle vesti di un killer seriale, ha dato il numero: 2.230 miliardi di euro e rotti. Nuovo record del debito pubblico.  Una sosta mai. Magari in concomitanza con i ballottaggi oppure in attesa della finale dell’Italia per i Campionati Europei di calcio.

No, è un costante crescendo.

Però, a costo di apparire un imbecille, considerato che una botta di verità è salutare, c’è da dire che “Matteo Renzi non centra niente”, semmai le sue responsabilità sono fisiologiche.

In Sicilia si dice: “tantu va a quartara all’acqua ca si rumpi o si ciacca”.

Ma chi l’ha rotta questa “quartara”?.

Totò risponderebbe “è la somma che fa il totale”.

Allora, tutti i totali sono determinati dalla somma di singole voci.

Un politico inefficiente che guadagna 10 mila euro netti al mese, vale, più o meno, quanto dieci falsi pensionati. Un politico “tangentato”, costa quanto venti evasori fiscali.

Un politico assenteista ed incapace, pesa, all’incirca, quanto dieci dipendenti del pubblico impiego, che marinano il lavoro o la cui utilità è pari a zero.

Dieci attestazioni false di Isee hanno lo stesso valore dei mancati scontrini giustificativi dei politici. Il figlio di un presidente della Regione che diventa assessore, fa pari con dieci figli di impiegati che succedono al proprio padre nel posto di lavoro.

Ora, le relative moltiplicazioni e la successiva somma delle singole voci si può esprimere sia con un numero, 2.230 miliardi di euro e rotti, ma anche con una parola: crisi.

Bene, fino a quando c’era l’irresponsabile opportunità di indebitarci abbiamo “mantenuto” questo sistema, utile a tutti, anche ai professionisti dell’onestà e dell’etica. Adesso, che la “quartara” si è rotta, ed il fiume dove prima prendevamo l’acqua tira pietre, si soffre.

Il richiamo ai “complotti”, sostenere che i politici sono gli unici responsabili, non solo non ci consente di guardare in faccia l’intera realtà, ma è utile soltanto a giustificare i nostri errori ed a posticipare la soluzione dei problemi, sperando che non diventi troppo tardi.

Il meccanismo, ormai collaudato, tipico degli umani mortali, è quello di affibbiare la colpa agli altri.

Ma è proprio nel realizzare questa tecnica che si erge il “complotto a nostra saputa”, nell’incolpare gli altri non consideriamo che, per ognuno degli altri, gli altri siamo noi.

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