CANICATTINI – Sono disponibili allo Stato Civile del Comune di Canicattini Bagni (piano terra del Palazzo Municipale) i moduli per la raccolta firma dei Referendum Sociali per l’abrogazione di quattro norme previste nella Legge 107 sulla Scuola (1 – Abrogazione di norme sul potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e di confermare i docenti nella sede; 2 – Abrogazione di norme sul potere del dirigente di scegliere i docenti da premiare economicamente e sul comitato di valutazione; 3 – Abrogazione di norme sull’obbligo di almeno 400-200 ore di alternanza scuola-lavoro; 4 – Abrogazione di norme sui finanziamenti privati a singole scuole pubbliche o private); Bloccare nuove attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi; Bloccare il piano per nuovi e vecchi inceneritori. Leggi tutto “Referendum Sociali su scuola, trivelle, inceneritori, e legge sull’inviolabilità del domicilio, a Canicattini si può firmare”
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Aporie | L’Italia ha un grave problema culturale
La nostra quotidianità è caratterizzata da una specie di “blocca Italia”. Ogni occasione è buona per litigare.
Immaginiamo… la politica come l’amore. Se non è litigarello non è bello. Ma quando i “litigi” riguardano ogni campo ed in ogni attimo della nostra vita, allora non è più amore. Se in una coppia manca il dialogo, non è più una coppia, ed in questi casi a farne le spese sono i figli, quindi, se maggioranza ed opposizioni litigano a pagare… sono i cittadini.
Veniamo a questa storia del referendum sulle trivelle.
Nell’ultima settimana abbiamo abbandonato anche quella, seppur stentata, discussione sul merito, spostando la nostra attenzione sulla legittimità dell’astensione.
L’astensione al referendum è legittima, ed è scritto proprio in quella stessa Costituzione che alcuni non vogliono cambiare. Al referendum si può non votare.
Semmai, il nocciolo della questione è politico, Matteo Renzi schierandosi per l’astensione sotto l’aspetto politico sbaglia. Taglia corto, evitando ogni possibile discussione sul merito.
Ora, è vero, che il quesito referendario è complesso, di difficile comprensione, nasce, anche, per mettere in un angolino il premier, però perdere l’occasione per discutere sul nostro futuro è troppo. Un primo ministro, capo del Partito della Nazione, che si autodefinisce “nuovo” e rottamatore del passato, non può troncare un dibattito sul nascere.
Però, non tutte le colpe del “blocca dibattito” in Italia sono riconducibili al Matteo nazionale, né in questo, né in nessuno degli altri casi.
Diciamocelo chiaro, Matteo, per tanti sta danneggiando l’Italia, ed è meglio, sempre per questi tanti, che tolga il disturbo. Conseguenza, tutti i pretesti sono buoni pur di non discutere e litigare.
Bene, la partita sulla disponibilità al confronto, tra le opposizioni ed il capo del Governo, è molto equilibrata, non c’è una compagine che primeggia, “sa spacinu”. Quando parla Matteo Renzi, le opposizioni escono dall’aula, quando parlano le opposizioni Matteo si astiene.
L’unica cosa certa è che siamo messi male, siamo incapaci di discutere perchè non siamo capaci di ascoltare l’avversario, che identifichiamo come un nemico, inidoneo a pensare e, in alcuni casi, senza diritto all’esistenza.
La politica non è il calcio, la moviola in campo o la tecnologia non sono sufficienti ad aiutare il confronto, anzi.
Il problema rimane culturale.
“U Sceccu” vuol sapere cosa votare sulle trivelle
C’era uno, certo Protagora, il quale sosteneva: “Intorno ad ogni oggetto ci sono due ragionamenti contrapposti”. Se l’oggetto sono le “trivelle siciliane”, esiste un ragionamento per il NO ed uno nella direzione del SI.
Ora, lasciamo stare le cose nostre, tutte italiane, per dire Si bisogna scrivere No e viceversa, quello che proprio non si capisce è il senso delle “non parole” di Matteo Renzi.
Allora, nel caso in specie l’astensione non ha senso, perchè con buona pace di Protagora ci si appella ad un singolare caso di libertà di coscienza della politica italiana. Il governo in sostanza, in stile Pilato, dice, “le trivelle non sono nulla di buono, però portano soldi, noi ci tiriamo fuori”.
E no, caro presidente, sarebbe stato più utile alla collettività “impostare” un dibattito serio sull’argomento, cioè i due famosi ragionamenti, se deturpare le bellezze della Sicilia o incassare un po’ di soldi, al massimo, per una generazione.
Il rischio, evidente nel mondo dei social, è un certo schema, quello per cui si segue una direzione non in base ad un ragionamento, ad una logica, ma così per moda. Si, No, Astensione, come un gioco a quiz.
Molti anni fa, proprio la provincia di Siracusa, non si pose neppure il problema. Fu stabilito, con una ragionamento senza referendum di creare la zona industriale nella provincia aretusea. In sostanza a quell’epoca si preferì la “pagnotta immediata” alla prospettiva, non solo ambientale, di puntare sul turismo.
Alla fine dei conti ci siamo trovati, proprio come quelli che la videro all’asinello, con un pane meno due mezzi, da un lato la disoccupazione, dall’altro un inquinamento con conseguenze spaventose.
Oggi, ancora una volta, invece di aprire un dibattito, di discutere su un tema cosi delicato, che riguarda il nostro futuro, seguiamo le mode.
Quindi, “U sceccu vuol sapere se votare Si, votare No o Astenersi”