“Stalking e femminicidio” al centro dell’incontro del dirigente del Commissariato di Noto con le scuole superiori della città

NOTO – Si è parlato di “L’amore… altrove: stalking e femminicidio”, nei giorni scorsi nell’aula magna dell’istituto “Carnilivari” di Noto.

A parlarne è stato il dirigente del Commissariato di Polizia, il vice questore aggiunto, Paolo Arena, incontrando le 4° e 5° classi di tutti gli istituti superiori della città.

Negli ultimi anni, le vicende di violenza di genere hanno avuto un incremento preoccupante, specie  nei rapporti tra ex coniugi o conviventi. Secondo l’analisi fatta dalla Polizia, il violento è fondamentalmente una persona fragile che difficilmente ammette la sua vulnerabilità e preferisce usare violenza per avere una situazione di controllo, dominio e potere sul partner, per affermare di esistere nella società.

Il dramma dell’abbandono, per molte di queste persone, è inaccettabile e per evitare ciò adottano strategie che vedono innescare un ciclo di persecuzioni, una vera e propria spirale di violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, in danno delle vittime.

Un modo per costringere le vittime a ritornare suoi propri passi, con falsi pentimenti e false riappacificazioni, minacciando di farsi del male. Spesso, però la minaccia del suicidio nasconde in realtà una minaccia velata di omicidio.

Cosa fare in questi casi?

Spesso, non si denunciano i fatti per la dipendenza economica, per i figli, per il pettegolezzo sociale: ma restare nel ghetto del silenzio, significa rafforzare la strategia del violento.

La legge ha prospettato, dal 2009 ad oggi,  un ventaglio di soluzioni efficaci per contrastare e laddove possibile prevenire in tempo utile questo triste e grave fenomeno criminale che è un problema sociale. Anzitutto, la possibilità dell’ammonimento da parte del questore, su istanza della vittima o addirittura su segnalazione di terze persone, le cui generalità saranno tenute riservate in tutto l’iter procedimentale, laddove non vi siano ancora eventi di spiccata gravità, che dà vita ad un procedimento di tipo amministrativo; la querela, specie quando si è in una fase più avanzata, che invece attiva un procedimento di natura penale e per la quale la parte ha a disposizione un termine di mesi 6; ancora l’arresto in flagranza e l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare previa autorizzazione del pm col divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

La vittima che denuncia i fatti di violenza domestica, potrà usufruire del gratuito patrocinio a spese dello Stato a prescindere dalle sue condizioni reddituali, riceverà ogni utile comunicazione circa l’applicazione, modifica o revoca di misure cautelari inflitte all’autore degli atti persecutori e potrà essere messa in contatto coi centri antiviolenza dislocati in ambito territoriale.

Solo con un ascolto qualificato della vittima, sarà possibile valutare attentamente il rischio di recidiva e predisporre un efficace piano di sicurezza per la vittima, offrendole soprattutto la possibilità di scegliere, di avere un’alternativa.

 

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