Una tradizione gastronomica millenaria quella presentata ieri a Canicattini con il ricettario “Festa ri populu, gioia ri panza”

Golino – Amenta – Martano – Uccello

CANICATTINI – “Il cibo essenza della vita”. Così nel pomeriggio di ieri al Museo Tempo di Canicattini Bagni, Anna Martano, direttore accademico de “I Monsù Accademia Siciliana di  Enogastronomia”, prefetto Sicilia Aigs, ha definito il ciclo del cibo, con i suoi prodotti ed alimenti che nella morte diventano gastronomia e arte culinaria, per ridare la vita. Un concetto che ha legato alla Pasqua, la festa più importante per i cristiani, che rappresenta proprio il “passaggio” dalla “morte alla vita”, con la “Resurrezione”.

L’occasione per parlare di cibo è data dalla presentazione, ieri, del libro Festa ri populu, gioia ri panza – ricettario canicattinese e fitoalimurgia, il lavoro di raccolta delle ricette popolari canicattinesi realizzato dai ricercatori del Museo Tempo, e nato da un’idea del sindaco Paolo Amenta per salvaguardare e valorizzare  un ricco patrimonio culturale e delle tradizioni popolari, oggi sempre più messo a rischio dai fast food.

In prima fila l’ex ministro Cancellieri

Ed è stato il primo cittadino canicattinese ad aprire l’incontro, moderato dal presidente del Museo Tempo, l’etnoantropologo e guida naturalistica, Paolino Uccello, e che ha visto la presenza, non solo di Anna Martano, ma anche del giovane pasticciere palazzolese Vincenzo Monaco, vincitore della trasmissione Rai “La prova del cuoco” di Antonella Clerici, e ancora della stagista dell’ITS Fondazione Archimede Siracusa, Eleonora Granà, che ha scritto la prefazione al ricettario, del vicepresidente del Museo, Tanino Golino, e tra il pubblico, dell’ex ministro dell’Interno e della Giustizia, Annamaria Cancellieri, molto attenta alle iniziative canicattinesi e alle tradizioni iblee, zona dove abitualmente risiede avendo spostato a suo tempo un palazzolese.

«Un lavoro di ricerca, di recupero e, soprattutto, di conservazione della nostra memoria di comunità – ha detto il sindaco Amenta – che si intreccia con un ricco e prezioso patrimonio storico, culturale, archeologico e delle tradizioni popolari gastronomiche, che mette in evidenza gli odori ed i sapori di un territorio suggestivo ed unico. Questo il valore e l’essere stesso di “Festa ri populu e gioia ri panza”, curato dal Museo Tempo e frutto di un lavoro collettivo, che contribuisce a  rafforzare, attraverso il ripercorrere la tradizione della cucina popolare e contadina, con la genuinità  e la qualità dei suoi prodotti,  la nostra identità iblea. Al centro di questo straordinario scenario, oggi patrimonio Unesco, c’è Canicattini Bagni, con le sue risorse e il Museo dei Sensi, che abbiamo voluto attrezzare con una grande cucina ed uno spazio per le consumazioni, dove il viaggiatore apprende e impara a conoscere il territorio dagli odori inconfondibili delle sue erbe aromatiche, dal gusto e dal sapore della tipicità dei suoi prodotti, apprezzando le qualità benefiche della Dieta Mediterranea, patrimonio immateriale Unesco, valorizzando e preservando la biodiversità dell’entroterra siracusano. Un lavoro di salvaguardia e di ricostruzione della memoria storica di questa città e del territorio – ha concluso Amenta – che rappresenta la linea guida di quel progetto di sviluppo sostenibile e culturale che è alla base del percorso di crescita economica su cui in questi anni abbiamo lavorato come Amministrazione, destinandolo alle giovani generazioni, e che personalmente lascio in eredità alle Amministrazioni future della città».

A sinistra lo chef Vincenzo Monaco e sulla destra Anna Martano

 Subito dopo il sindaco Amenta, è stata Eleonora Granà a presentare Anna Martano, docente, critica enogastronomica; esperta della gastronomia storica siciliana; giornalista enogastronomica associata Asa Press Associazione Stampa Agroalimentare Italiana, prefetto Sicilia Aigs, Accademia Italiana Gastronomia Storica e Gastrosofia, e direttore accademico de “I Monsù Accademia Siciliana di Enogastronomia”.

Il suo è stato un viaggio attraverso le tradizioni gastronomiche e pasticcere legate alla Pasqua nelle varie aree della Sicilia, in particolare nel siracusano e negli Iblei. Un percorso nella storia millenaria della Sicilia, dai babilonesi, ai Greci, agli Arabi, al periodo tardo romano e paleocristiano, quello bizantino, quella  araba,  quella spagnola, quella normanna, sino all’arrivo dei “Monsù”, gli chef delle corti francesi del ‘700 e ‘800.

Un crocevia culturale che ha influenzato anche la la gastronomia e che per Anna Martano diventa “etnogastronomia”.

«Bisogna morire per vivereha sottolineato la  Martanocome nel “passaggio” pasquale, così i prodotti e gli alimenti, si pensi al chicco di grano, muoiono, vengono cucinati e riprendono vita e, a loro volta, garantiscono la vita. E riferendoci alla tradizione della Pasqua, anche nella storia delle tre religioni monoteiste (Ebraica, Cristiana e Musulmana) sono i cibi, si pensi all’agnello utilizzato sia dai cristiani così come dagli ebrei e dai musulmani a fine Ramadan, a segnare un percorso unitario. D’altra parte si dice che siano le armi a fare la guerra e il cibo a portare la pace».

Un intervento appassionante e molto seguito dal numeroso pubblico che ieri pomeriggio era presente nella sala conferenze del Museo Tempo.

Il ricettario canicattinese

Infine, è stato il vicepresidente del Museo canicattinese, Tanino Golino, ad illustrare il lavoro del ricettario che con le sue prelibatezze divise mese per mese, arricchito di detti popolari e “miniminagghie”, illustra i piatti o i dolci tipici della tradizione canicattinese, come le “nnfigghiulate”, i “cavatieddi”, e poi ancora il miele, la ricotta, le “scacce” o “mpanate”, di origine ebraiche, riempite di verdure ed erbe spontanee (oltre 200 delle 3200 esistenti in Sicilia, quelle legate alla fitoalimurgia),  la “stimpirata”, i “casseteddi” pasquali, e tanto altro ancora oggi patrimonio di quella Dieta Mediterranea inserita tra i beni immateriali dell’Unesco.

I “cassateddi”

E icassateddi di ricotta”, dolce tipico di questo periodo pasquale, sono state l’oggetto del laboratorio di cucina che ha visto protagonisti il pasticcere Vincenzo Monaco e Anna Martano, e della degustazione fatta nell’area cucina del Museo.

A conclusione della serata ad Anna Martano e Vincenzo Monaco, nel ringraziarli per la disponibilità e il contributo dato all’iniziativa, il sindaco Paolo Amenta ha fatto omaggio di un disegno raffigurante un particolare dei famosi “mascheroni” Liberty scolpiti nelle facciate dei palazzi canicattinesi, realizzato dall’artista e docente d’arte Carmela Amenta.

 

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