Si, è un gioco, ci piace e godiamo proprio prendendola in quel posto.
Le vicende giudiziarie delle ultime ore di Roma e Milano, diverse tra di loro, sono l’ennesima testimonianza e conferma di un sistema malato (terminale).
Bene, la malattia, sotto l’aspetto politico, non sono le “presunte tangenti”, quanto il tentativo di un soggetto istituzionale, la magistratura, di determinare le sorti democratiche di un paese, strumentalizzando proprio il popolo sovrano, che ama occupare questa posizione.
Qualcuno si chiede, sorpreso. Ma come esistono i ladri, qualcuno espletando il proprio dovere li “mette in galera” e la distorsione del sistema sono i magistrati?
Ebbene si.
Ci siamo incartati.
È sufficiente che un Pubblico Ministero, per via di quella assurda obbligatorietà dell’azione penale, decida di indagare un politico che si determina un blocco della vita democratica, dell’attività amministrativa, politica (e familiare) di quel soggetto. Qualcuno propone la solita propaganda politica, altri vendono qualche copia di giornale o di un libro, il cittadino può gridare, “piovendo”, che il governo è ladro e purificarsi davanti al creatore dei suoi peccati quotidiani.
Mica qui si vuole sostenere che un magistrato “non deve” indagare, anzi sarebbe assolutamente grave se non lo facesse. Quello che si critica, al punto da considerarlo distorsivo del sistema ed anticostituzionale, è questo collegamento automatico tra indagine e colpevolezza, voluto dalle “opposizioni della politica in cerca di potere” in collaborazione con il popolo sovrano.
La semplice indagine, grazie ad un sistema mediatico contorto ed interessato ad acquisire spazi di potere e di “soldi”, produce da un lato integerrimi magistrati, veri e propri partigiani del bene, e dall’altro la trasformazione di presunti colpevoli, politici al potere, in criminali della peggiore specie, collocati nel girone del male assoluto e sottoposti alla gogna mediatica e sociale.
Il pubblico “pagante”, propriamente il popolo sovrano, raggiunge orgasmi multipli senza accorgersi che in quello stesso istante la prende nel solito posto.
C’è un aggravante.
In casi sempre più frequenti quei magistrati “della prima pagina” tentano il salto sulla poltrona liberata dal politico caduto in disgrazia grazie allo loro azione.
In questo caso non si tratta di una distorsione del sistema, quanto semplicemente di sciacallaggio.
La via giudiziaria per risolvere i problemi legati al potere è un boomerang sotto tutti i punti di vista, crea confusione e, soprattutto, aiuta i veri ladri ed i collaboratori sparsi tra il popolo sovrano a farla franca.
Esiste in Italia una democrazia da salvaguardare e per la quale bisognerebbe scendere in piazza, che non è la via per il raggiungere il potere, quanto quella di attenuare il potere di un organo dello Stato che consapevolmente, è opinione diffusa, starebbe violentando la Costituzione.
Non va.
Purtroppo… è troppo tardi.