“La fame nel mondo? Le soluzioni sono a portata di mano”. Questo ha detto Michelle Obama in visita all’Expo, alla presenza di Agnese Renzi.
La fame nel mondo è un problema e quelle di Michelle sono parole. Chi potrebbe fare qualcosa di concreto è il marito, ma anche lui, come tutti i leader mondiali su questo tema latita.
Agnese, a quanto pare, rispetto al marito, conosce la lingua inglese, ma in questo caso, né moglie, né marito sono in grado di far nulla per la soluzione. Matteo, già arranca nelle faccende italiane, pensa un po’ con quelle internazionali.
La fame nel mondo è una delle cause prime dell’altro problemino che investe l’Europa, quello dei migranti. Non sono due problemi, ma le facce di un unica medaglia.
Il Papa, un altro di quelli che si esprime bene, diciamo ispirato dall’alto, ha “centrato il centro”: solo con i resti del nostro cibo, potrebbero “campare” un esercito di migranti.
Ora, mentre il problema della fame nel mondo non se lo fila nessuno, o quasi, quello dei migranti è diventato un chiodo fisso dell’umanità.
Accade che un altro di quelli che potrebbe fare qualcosa, ma si esprime solo a parole, il premier britannico, ci metterà i soldi, ma non vuole migranti tra i piedi. La figlia di Gino Strada, una che qualcosa la fa sul serio, dice che lei paga le tasse, quindi ci deve pensare lo Stato. Quell’altro, l’ungherese, vuole costruire un muro, con un aggravio di spese, per fermare il flusso dei clandestini. Poi ci sono le versioni radicali, le soluzioni che vanno dallo sterminio in mare di uomini, donne e bambini, al “ognuno a casa sua con i suoi problemi”.
Tutto si risolve con il denaro… un pò alla Angelo Massimino, l’ex presidente del Catania Calcio: “C’è chi può e chi non può, e io modestamente può”.
Meno male che a rimettere ordine c’è Emma, la Bonino. Da più di mezzo secolo non fa che suggerire soluzioni, puntualmente inascoltate. Sostiene, dati alla mano, che “la stragrande maggioranza appena può, torna nel suo paese”, come dire, se potessero rimarrebbero a casa loro.
Allora, intanto sono qui, ci stringiamo e dentro ci mettiamo anche loro, e questo lo dobbiamo alla storia e lo suggerisce il buonsenso, però nel frattempo, se proprio non vogliamo rinunciare a nulla, gli diamo la “nostra spazzatura”, loro si accontentano, mica sono chic o altolocati come noi.
Non ci costerà un euro, noi abbiamo la crisi, che ci sta impoverendo, quasi di tutto. L’importante è non rinunciare al telefonino, alle ferie, al divertimento e neppure alla corruzione dilagante.
A volte, la fantasia aiuta a capire la realtà. Quindi, chiudiamo gli occhi e immaginiamoci in Eritrea, in Siria o in Somalia, e domandiamoci, quanto costa da quelle parti un chilo di pasta, un rotolo di carta igienica, un mq di terreno, quanto vale la vita di una persona, quanto costa la felicità di un bambino da quelle parti (nella foto in alto, anche se non si vede c’è il prezzo).
Non siamo razzisti. Magari, potremmo giustificare con un “deficit culturale” il nostro essere, siamo egoisti, per di più dell’abbondanza.
Calpestare i diritti umani è “l’origine del totalitarismo”, con una differenza rispetto al passato, tutti, ognuno di noi, siamo consapevoli di questa deriva.
Non sarà la banalità del male, ma un male intenzionale.