Ricordato oggi il 35° anniversario della strage alla stazione di Bologna, 85 morti e 200 feriti, e una verità ancora nascosta

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La stazione di Bologna devastata dalla bomba alle 10,25 del 2 agosto 1980

BOLOGNA – «L’Italia ha il dovere di non dimenticare quella strage e quelle vittime innocenti che fanno ormai parte della memoria nazionale».

Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato questa mattina a Bologna in occasione della manifestazione in ricordo del 35° anniversario della strage  di matrice fascista avvenuta alle 10,25 di un triste 2 agosto 1980 con l’esplosione di una bomba piazzata all’interno della stazione, causando la morte di  85 persone e il ferimenti di altre 200.

Una ferita indelebile nel corpo della democrazia italiana e dell’allora “rossa” città di Bologna, inferta da un sistema stragista con chiare coperture e depistaggi di pezzi deviati dello Stato.

Una strage che ancora oggi, nonostante siano stati condannati gli esecutori, presenta molti lati oscuri e sulla quale non è stata fatta piena luce e giustizia, come chiedono i familiari delle vittime. E a ricordare gli impegni assunti dal governo sulla desecretazione degli atti, i risarcimenti e l’approvazione della legge che introduce il reato di “depistaggio”, questa mattina, davanti stazione che da 35 anni porta i segni di ferite mai sanate, è stato il presidente dell’Associaone delle Vittime, Paolo Bolognesi, tra l’altro deputato del Pd.

A lui ha risposto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Claudio De Vincenti: «L’incardinamento al Senato del progetto di legge che introduce il reato di depistaggio è stato fortemente sollecitato ed ha il pieno sostegno del governo. La proposta è pienamente condivisa e ne sosterremmo l’approvazione del testo senza modifiche, in modo da evitare un ritorno alla Camera».

Giustizia e verità”, sono queste le parole pronunciate anche dal presidente del Senato, Pietro Grasso, presente stamane a Bologna, così come dal sindaco della città, Virgilio Merola.

Quella verità per una strage, come quelle prima (da Portella della Ginestra, a Milano, a Brescia, all’Italicus…), come sottolineato dallo stesso Mattarella, che ha rappresentato «il culmine sanguinoso di una strategia stragista, mirante a scardinare la democrazia e le conquiste sociali dell’Italia repubblicana. La reazione degli italiani, a partire dalla città di Bologna, fu decisa e compatta, con grande forza e dignità e rappresentò, ancora una volta, l’argine più robusto contro ogni tentativo di destabilizzazione».

Ma sapere non basta, c’è la necessità di dare giustizia alle tante vittime e ai loro familiari che ancora oggi vivono in un dolore mai sopito.

«Dopo lunghi anni di indagini difficiliafferma ancora il capo dello Stato -, contrassegnate da reticenze e tentativi di depistaggio, la magistratura, sostenuta dall’impegno e la tenacia dell’Associazione dei familiari delle vittime, ha concluso il suo iter processuale, pronunciando una sentenza definitiva. Su quella tragica vicenda permangono però ancora angoli bui, specie per quanto riguarda mandanti ed eventuali complici».

Già, i mandanti e le coperture politiche, sono le facce buie  di un sistema stragista e mafioso che in questa Italia dei “chiaroscuri” ancora oggi non hanno visto la luce e non hanno un nome ed un volto, al contrario delle vittime e di chi ha versato il proprio sangue per difendere la democrazia e la legalità.

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