SIRACUSA – Nella mattinata di oggi, agenti della Squadra Mobile di Siracusa, coordinati dal dirigente Rosario Scalisi, e coadiuvati dal personale della Questura e del Reparto prevenzione Crimine di Catania, hanno dato seguito all’operazione “Case Chiuse”, eseguendo le ordinanze di applicazione di misura cautelare personale emesse dal gip del Tribunale aretuseo, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti del 47enne Davide Formisano, del 67enne Vincenzo Magliocco, entrambi posti ai domiciliari, e della 64enne Franca Petrino, sottoposta all’obbligo di presentazione.
I tre sono accusati di aver messo a disposizione i loro immobili a Siracusa per l’attività di prostituzione di ragazze sud americane e dell’est Europa, “pretendendo prezzi per dette locazioni al di fuori di quelli di mercato, prezzi calcolati in ragione dell’utilizzo illecito degli appartamenti e conteggiati in base alle giornate di potenziale attività lavorativa, pari a 50,00 euro al giorno per ciascuna persona dedita alla prostituzione, avrebbero sfruttato la prostituzione delle persone conduttrici dei propri immobili, partecipando ai guadagni di costoro in misura superiore a quella delle controprestazioni rese”.
L’indagine, svolta dalla sezione Contrasto al Crimine Diffuso, Stranieri e Prostituzione della Squadra Mobile, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Siracusa, veniva avviata nell’aprile del 2014 a seguito notizie acquisite in via fiduciaria, secondo le quali a Siracusa era operante una organizzazione che, grazie alla disponibilità di diversi immobili nel capoluogo, concedeva in locazione gli appartamenti a ragazze sud-americane o dell’est Europa che vi esercitavano all’interno l’attività di prostituzione, conseguendo lauti guadagni.
Le attività tecniche avviate nel corso dell’indagine permettevano di riscontrare lo svolgimento dell’attività di prostituzione, proprio grazie all’individuazione degli immobili. In particolare si evidenziavano le figure di Vincenzo Magliocco e della moglie Franca Petrina, i quali, sistematicamente, concedevano in locazione gli appartamenti di loro proprietà a donne dedite alla prostituzione, con la consapevolezza di trarre dai relativi rapporti contrattuali ingenti guadagni, del tutto sproporzionati rispetto a quelli conseguibili alle normali condizioni di mercato.
Con modalità analoghe operava l’altro principale indagato, ovvero Davide Formisano, il quale, metodicamente, si presentava presso gli appartamenti dove erano alloggiate le donne che si prostituivano, e cercava di convincerle a lasciare la casa attuale per trasferirsi presso quelle di sua proprietà, prospettando diversi vantaggi, a partire da quelli economici.
Secondo quanto emerso nel corso dei lunghi mesi d’indagine, questo sistema avrebbe consentito, ai al Magliocco così come al Formisano, ricavare in media 1.500,00 euro al mese, per ogni inquilina, alla quale veniva chiesto il pagamento di circa 50 euro al giorno. Al fine di incrementare al massimo i guadagni, alcuni immobili sarebbero stati suddivisi in 2-3 mini appartamenti, in modo che vi alloggiassero più donne. In tal modo, un immobile che alle normali condizioni di mercato avrebbe fruttato un canone di locazione di 400-500 euro al mese, avrebbe permesso ricavi fino a 3/4000 euro mensili.
Sequestrati gli otto immobili individuati e utilizzati ai fini dello sfruttamento della prostituzione: in viale Teracati, viale Scala Greca, via A. Scilla, 2 in viale Paolo Orsi, altri 2 in via Dell’Arsenale, e via Silvio Pellico.