Scontri armati in Libia, tra i morti anche due italiani, uno potrebbe essere il carlentinese Salvatore Failla

Salvatore Failla e Fausto Piano
Salvatore Failla e Fausto Piano

ROMA – Potrebbe esserci anche il tecnico di Carlentini, Salvatore Failla, 47 anni, dipendente della Bonatti di Parma, tra i morti nello scontro a fuoco di ieri alla periferia di Sabrata in Libia, tra forze di sicurezza libiche e miliziani dell’Isis.

Con Failla anche il suo collega sardo, Fausto Piano, di 60 anni, il secondo dei  quattro italiani rapiti nel luglio dello scorso anno mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell’Eni.

Salvatore Failla, è un saldatore specializzato, padre di due figlie di 22 e 12 anni, e prima di essere trasferito in Libia, ha lavorato in Tunisia.

Gli altri due italiani sono il ligure Gino Tullicardo, e il siciliano di Enna, Filippo Calcagno.

Dell’accaduto sono state già informate le famiglia, da oltre sei mesi in apprensione per la sorte dei loro cari. Essendo stati recuperati dai miliziani, non c’è la disponibilità dei corpi per una verifica, e la Farnesina ha pertanto precisato:

Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, apparentemente riconducibili a occidentali, la Farnesina informa che da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni ‘Bonatti’, rapiti nel luglio 2015 e precisamente di Fausto Piano, sessant’anni, sardo e Salvatore Failla, siracusano di Carlentini di 47 anni. Al riguardo la Farnesina ha già informato i familiari. Sono in corso verifiche rese difficili, come detto, dalla non disponibilità dei corpi“.

Secondo quanto riportato dall’Ansa, una delle ipotesi accreditate nei mesi scorsi da fonti militari libiche, i quattro italiani sarebbero finiti “nelle mani di gruppi vicini ai miliziani di Fajr Libya“, la fazione islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli che si oppone a quello di Tobruk, l’unico riconosciuto a livello internazionale.

Sempre secondo questa ricostruzione, i miliziani avrebbero proposto uno scambio: i nostri connazionali con sette libici detenuti in Italia e accusati di traffico di migranti. Ma non c’è mai stata alcuna conferma e per mesi non ci sono state notizie.

Inoltre, secondo un testimone libico rientrato a Tunisi da Sabrata, i due italiani uccisi sarebbero stati usati come scudi umani dai jihadisti dell’Isis, negli scontri con le milizie di ieri a sud della città, nei pressi di Surman.

Il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, fin dalle 9 di questa mattina si è riunito dopo che il sottosegretario con delega all’Intelligence, Marco Minniti, aveva informato delle notizie riguardanti la morte di due ostaggi italiani in Libia.

Si attende adesso che il Governo riferisca in Parlamento e la certezza sull’identità dei nostri connazionali uccisi.

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