Massimo Recalcati, la scorsa settimana, ha scritto un interessantissimo articolo su “La Repubblica”. Il titolo riassume in modo compiuto il senso dell’intero intervento: “La vera trasgressione è la fedeltà, non il libertinismo”.
Questo concetto, riferito al legame tra le persone, si può applicare, in modo scientifico, anche alla politica. Chiaro, non è facile.
L’elemento, che storicamente caratterizza la vita politica è un costante contrasto tra chi governa e chi si oppone. I primi si difendono, i secondi attaccano. Il tempo che rimane, dopo la “litigata”, è talmente poco che rende impossibile risolvere qualche problemino.
Basta aprire i giornali o accendere la tv, è un continuo polemizzare, spesso per futili motivi. Da un lato chi tenta di mantenere il potere, dall’altro chi aspira a conquistarlo. I rapporti tra le parti sono ormai incancreniti, e questo a prescindere dalle persone che occupano quei ruoli. Non solo, ma accade costantemente sia nelle aule parlamentari, sia nei bar o sui social.
Il principio costituente della politica è diventato la discordia tra opposti che, a queste condizioni, non si incontreranno mai.
Se questa è la normalità, ed i risultati negativi sono evidenti, non ci resta che “trasgredire”, dialogando, nel tentativo di armonizzare gli opposti.
Cambiare la politica o per dirla con Hannah Arendt ripensare la politica, non è facile, ma necessario.
Si tratta proprio di una “condicio sine qua non”, propedeutica… se vogliamo un futuro.






