Aporie | La Sicilia: Terra meravigliosa… “ma sa capiri”

immagine di copertinaI fatti e le storie della Sicilia, non solo quelle di mafia, vanno lette tenendo conto di tanti elementi, altrimenti si rischia di interpretarle “ammalamenti”.

Bene, in Sicilia c’è “u sparramientu”, i pettegolezzi che girano nelle piazze, che raccontano fatti veri mischiati, come in un insalata, con falsità, utili per mettere in cattiva luce il “nemico”.

Poi c’è  “u spacchiamientu”, la millanteria del siciliano, che non ha pari al mondo. Occorre “pesare”, con una bilancia di precisione, le parole del siciliano, i gesti, il detto ed il non detto. Inoltre occorre tener conto che, in terra di trinacria, circola quasi a fianco di ogni siciliano, “u spruatuni”, persona capace di farti dire parole che nemmeno pensi, ricordare fatti mai accaduti, vedere “u sceccu c’abbola”.

Storie Siciliane

Giovanni Falcone.

Giovanni_Falcone_magistrato-290x290Qualcuno disse che il fallito attentato dell’Addaura “se l’era fatto da solo, per farsi pubblicità”. Poi, addirittura, fu accusato “di tenere chiuse nel cassetto le prove sugli omicidi politici accaduti Palermo”. Ancora. Ci furono le missive anonime del Corvo, che lo accusarono di superficialità nella gestione dei pentiti.

Ebbene, la storia del giudice Falcone è emblematica. Cela al suo interno, sia quando era in vita, sia da morto, tutte le sfaccettature possibili di un fenomeno che viaggia costantemente parallelo a quello mafioso, cioè l’utilizzo dello lotta alla mafia per fare soldi, carriera e conquistare potere. Cosa di cui Falcone non si servì mai, anzi. Per le sue idee, pagò con la vita.

Immaginiamo oggi, se un magistrato antimafia, di quelli in prima linea, possa diventare un esperto giuridico per Matteo Renzi. Eppure Falcone, pensate un pò, si trasferì a Roma per lavorare al fianco dell’allora Presidente del Consiglio, l’allora chiacchieratissimo Giulio Andreotti. Altri tempi, altri magistrati.

Pino Maniaci.

maniaci-pino-web3Premetto di essere di parte. Sono dalla parte di Pino Maniaci, quindi ogni mio giudizio potrebbe essere influenzato e non obiettivo.

Ci sono persone che con la lotta alla mafia, a volte in buona ed altre in cattiva fede, si sono arricchite, in soldi, in notorietà e nella conquista di potere. Professionisti dell’antimafia, che si sono  auto proclamate partigiani dell’antimafia.

Nel caso del fondatore di Telejato, parliamo di un personaggio, tipicamente siculo, uno che ama il suo essere siciliano, uno che ha preso, se è vero, una tangente di cinquanta euro, uno che si vanta con la sua donna dei suoi super poteri. Uno che non fa la lotta ai politici, quelli che fanno affari con la mafia, lui si occupa direttamente dei “PDM:non è un partito, significa “pezzi di merda”.

Uno che senza, detto simpaticamente “un morto di fame era ed un morto di fame è” anche dopo la fama. Le sue parole, intercettate, possono fare impressione a chi non conosce le dinamiche di vita siciliane, di un siciliano come lui “ca scoccia”.

Antonio Ingroia.

antonio-ingroiaCorreva l’anno 2003, giorno 28 febbraio, ore 9.36.

Le persone intercettate sono tre. Michele Aiello, mafioso di Bagheria, protetto personalmente da Bernardo Provenzano, successivamente arrestato e condannato per mafia. Poi c’è il poliziotto, Giuseppe detto “Pippo” Ciuro, anche lui sarà arrestato e condannato per favoreggiamento alla mafia. Il terzo protagonista è Antonio Ingroia, detto “’u professore”.

Si tratta di una telefonata in cui si parla dei lavori di ristrutturazione in corso nella casa del magistrato a Calatafimi, in provincia di Trapani, lavori al momento “fermi perché vuol farli fare a persone di sua fiducia”.

Ingroia, il magistrato, e Aiello, l’uomo di Provenzano, discutono di mattoni forati, di intonaco, di tempi di consegna, di un finanziamento agevolato dalla legge sul terremoto del Belice (1968). Alla fine della telefonata Aiello garantisce il pm, sui lavori: “tranquillo professore, ci pensiamo noi”.

In questa storia c’è un altro attore non protagonista, quasi una comparsa, è Marco Travaglio, legato sia a Ciuro che ad Ingroia, in quanto compagni di vacanze. Ogni volta che qualcuno ricorda questa storia al direttore del Fatto Quotidiano, scatta su tutte le furie.

Ebbene Ciuro, il poliziotto corrotto, parlando di Aiello, dice  “i signori magistrati ci sono andati a cena, si sono fatti costruire le case, e quando lui aveva bisogno, correvano”.

Con altri personaggi ed in altri contesti, sono intervenute campagne stampa tali da distruggere le vite dei protagonisti e delle loro famiglie, spesso, come in questo caso, in presenza del nulla, di fatti irrilevanti, di nessun interesse né giuridico, né sociale.

Salvatore Giuliano.

Salvatore-Giuliano-The-GentA proposito di storie di Sicilia, c’è ne un altra che vi invito a leggere, è quella del Bandito Salvatore Giuliano, sembra un romanzo, scritto da Andrea Camilleri, eppure è tutto vero accaduto in Sicilia, a Montelepre e dintorni.

La Sicilia è una terra meravigliosa, quasi un paradiso terrestre, “ma sa capiri”, come un medicinale, guarisce, ma usata nelle doti consigliate e soprattutto leggendo attentamente le avvertenze.

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