Aporie | #riformacostituzionale. Il caso dei “professoroni”

Bene, tanto i ragionamenti a favore del SI, quanto quelli per il NO, sono supportati da argomentazioni valide. La differenza è quasi impercettibile, al punto  che, tanto i fautori del SI, quanto quelli del NO, potrebbero, utilizzando le medesime argomentazioni, con la tecnica della “modalità speculare”, spostarsi dall’altra parte, senza colpo a ferire. Alcuni lo hanno già fatto.

Oltretutto, Protagora, che di logica si intendeva, sostenne che “attorno ad ogni oggetto esistono due ragionamenti contrapposti” entrambi validi.  “Diciamolo”… al cospetto di ogni tesi sostenuta, esiste un abbondanza di argomenti teoretici per puntellare quella a noi più conveniente.

professori (1)
Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà

Tra le motivazioni, per il Si e quelle per il No, la “baggianata colossale”, di caratura cosmica  è quella sostenuta dai professoroni del NO: “la deriva autoritaria come conseguenza della riforma”.

Chiaro, ci inventiamo un dittatore così possiamo fare i partigiani veri a difesa della libertà. Prima se la cantano e poi se la suonano.

Ora, i famosi “professoroni” del libro, con tutto il rispetto, non sono esenti da responsabilità in relazione al decadimento sociale,  culturale e politico dell’Italia. Queste figure, che insistono in tutte le realtà, piccole e grandi, della nostra penisola, nella qualità di detentori del “potere” della cultura, evitano, in tutte le occasioni, un qualsivoglia contatto con i “diversi”.

Tra il “serio ed il faceto” possiamo dire che, i segni distintivi dei “professoroni” sono, in ordine sparso, la cronica incapacità di dialogare, l’insistenza nello sprigionare coerenza apparente,  il manifestare correttezza politica a fianco del popolo sovrano e soprattutto l’esigenza di  imporre il proprio pensiero come unico.

Qui si, ci servono i partigiani…

Questo è solo un ragionamento, come tale opinabile, controvertibile e fin anche “cestinabile”.

Leggi l’aporia di ieri “Il rilancio dell’INDA di Siracusa è cosa fatta

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