Il 29 agosto del 1991 veniva ucciso a Palermo Libero Grassi per aver rifiuto di pagare il pizzo e denunciato gli estorsori

Libero Grassi
Libero Grassi

PALERMO – Come oggi, 25 anni addietro, il 29 agosto del 1991, un imprenditore veniva ucciso dalla mafia per essersi ribellato ai suoi estorsori, a chi pretendeva da lui il pizzo, a chi voleva piegarlo e sottometterlo. Era Libero Grassi.

Il suo non fu un rifiuto nel silenzio, ma pubblico, nelle reti televisive e sui giornali, che è ciò che temono di più i mafiosi, perché quel “NO” coinvolge, attecchisce, fa proseliti.

Per questo è morto Libero Grassi, per aver reso pubblico il suo rifiuto, per aver fatto crescere.

Quella sua lettera aperta del gennaio del 1991 agli estorsori dalle pagine di un quotidiano nazionale ebbe proprio quest’effetto.

Caro estortore, volevo avvertirti di risparmiare telefonate minacciose e spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, perché non siamo disponibili a dare contributi e abbiamo chiesto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere“.

Questo l’annuncio pubblicato con grande coraggio da un uomo libero che non si piegò al potere mafioso, denunciando i suoi estortori, che vennero arrestati.

Un coraggio che non mori quel 29 agosto, ma proseguì con i figli e con la moglie Pina Maisano (architetto, eletta nel 1992 senatrice dei Verdi),  e tanti altri imprenditori che attingendo al messaggio di Libero Grassi hanno continuato a non pagare il pizzo.

Libero Grassi è stato ricordato oggi a Palermo in via Alfieri con una cerimonia alla quale ha preso parte, con le autorità cittadine, anche il presidente del Senato, Pietro Grasso. Più tardi, l’intitolazione del giardino di Piazza Cabolo alla vedova Pina Maisano scomparsa lo scorso giugno a 87 anni.

Questa sera la Rai Uno ricorda Libero Grassi con  il docufiction “Io sono Libero”.

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