Condanna ed amarezza per l’aggressione del professore da parte di un genitore alla “K. Wojtyla” di Siracusa

Foto d'archivio
Foto d’archivio

SIRACUSA – Non ci sono parole per l’azione violenta compiuta da un genitore all’Istituto Comprensivo “Karol  Wojtyla” di Siracusa, va subito condannata. E così è stato da più parti.

Chiamato al cellulare dalla figlia, una ragazza di terza media, perché  rimproverata dal professore di musica per il suo discontinuo impegno, è subito corso a scuola, e senza tanto chiedere spiegazioni, ha aggredito il prof con schiaffi e pugni, davanti agli studenti.

Un’azione deprecabile, per niente educativa, che ha amareggiato la dirigente della scuola, Giuseppina Garrasi. Adesso saranno il Collegio dei Docenti e il Consiglio d’Istituto a decidere i provvedimenti da adottare nei confronti della studentessa e se presentare denuncia nei confronti del “focoso” genitore.

Quanto accaduto al “K. Wojtyla” di Siracusa, purtroppo, ripropone il problema dei ruoli e la convinzione di alcuni genitori di mettere “comunque” in discussione quello di educatori e formatori che svolgono gli insegnati.

La scuola avrà mille problemi ma non può e non deve perdere o svendere il suo ruolo, e quello dei prof, di Agenzia Formativa e della Conoscenza. Che non è un’area di parcheggio per togliere da casa per qualche ora i ragazzi.

Fermo restando che scuola, famiglia e società, debbano collaborare per migliorare la fase di formativa e cognitiva  dei ragazzi. Ma non possono essere la violenza o la prevaricazione gli strumenti più adatti.

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