SIRACUSA – Quello che starebbe emergendo dall’inchiesta dell’omicidio dell’anziano 80enne Giuseppe Scarso, “Don Pippo”, dato alle fiamme da due bulli “di buona famiglia” la notte dello scorso 2 ottobre nella sua casa di via Servi di Maria, nel quartiere Grottasanta, adesso in carcere, Andrea Tranchina di 18 anni e Marco Gennaro di 19 (arrestato qualche giorno addietro a Fiumicino al suo arrivo in Italia dall’America, dov’era fuggito), diventa sempre più raccapricciante.
Secondo la ricostruzione di quella drammatica notte, l’ennesima nei confronti dell’anziano preso di mira dai due giovani, quest’ultimi avrebbero filmato con un cellulare la loro “bravata”, il loro tragico e violento “gioco”, trasformatosi in una condanna a morte per quell’anziano solo, tante volte deriso e minacciato.
I due, stando agli inquirenti, quella notte sarebbero entrati in casa di Giuseppe Scarso con la bottiglietta dell’alcol, Gennaro con il cellulare avrebbe ripreso la scena e scattato anche una foto all’anziano che dormiva.
Subito dopo Tranchina, mentre il compare continua a riprendere, avrebbe gettato l’alcol sui capelli dell’uomo e con l’accendino vi avrebbe dato fuoco (sino alla fine dell’inchiesta i condizionali sono d’obbligo).
Il fuoco avrebbe svegliato l’anziano che inizierebbe ad agitarsi con le conseguenze che ormai si conoscono, sino alla sua richiesta di aiuto ai vicini e i soccorsi.
Come si sa, starà in agonia per oltre due mesi, per morire lo scorso dicembre all’ospedale Cannizzaro di Catania.
Adesso, per gli inquirenti diventa importante trovare le tracce di quel video e di quelle foto.
Resta lo sconcerto, stando a queste ricostruzioni, della freddezza esecutrice di un omicidio da parte di quelli che sono stati definiti, prima di questo tragico episodio, “due bravi ragazzi”.






