Melilli – Vantando l’appartenenza al clan mafioso del lentinese “Nardo”, in tre prima aggrediscono il titolare di un esercizio commerciale di Melilli e poi minaccio di incendiargli il locale se non avesse pagato il pizzo.
La notte scorsa però, a conclusione delle indagini condotte dai Carabinieri di Melilli attraverso i video del sistema di sorveglianza del locale, considerato che il proprietario per paura non ha sporto denuncia, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Catania su richiesta di quella Procura Distrettuale Antimafia, i militari dell’Arma della locale stazione e della Compagnia di Augusta hanno tratto in arresto il pregiudicato 43enne Sebastiano Zimmitti, il figlio 20enne Angelo Zimmitti, anch’egli con precedenti, e il 21enne Sebastiano Ternullo.
Come si è detto, dall’analisi delle immagini dei filmati si notava che la notte del 25 ottobre scorso Sebastiano Zimmitti era seduto nel gazebo antistante il locale unitamente ad altri 7 ragazzi tra i quali venivano identificati il figlio Angelo e Sebastiano Ternullo. Quindi, con azione repentina, il titolare veniva violentemente aggredito dai tre che gli procuravano delle lesioni.
Alla luce di quanto visto nei filmati, veniva interrogata la vittima che, come ipotizzato dagli investigatori, inizialmente negava qualsiasi tipo di problema avvenuto all’interno del suo esercizio pubblico; tuttavia, una volta mostrategli le riprese estrapolate, non poteva che ammettere il verificarsi degli eventi precisando che l’aggressione fisica patita era da ricondurre ad un tentativo estorsivo messo in atto dai tre.
Nella circostanza, addirittura, il più grande dei Zimmitti vantava la propria appartenenza al Clan “Nardo”, minacciando espressamente la vittima di incendiare il locale. Le risultanze investigative venivano comunicate alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania che, concordando con le indagini dei Carabinieri, richiedeva ed otteneva dal Gip tre ordinanze di custodia cautelare in carcere.
Due degli arrestati, Sebastiano Zimmitti e Sebastiano Ternullo, venivano quindi tradotti presso la Casa Circondariale di Catania-Bicocca, mentre il terzo, Angelo Zimmitti, veniva posto agli arresti domiciliari poiché all’atto dell’arresto era nell’impossibilità di deambulare autonomamente in quanto appena dimesso da presidio ospedaliero a seguito di un intervento chirurgico per una frattura scomposta del femore sx.