La democrazia della “prostata” si blocca sull’elezione del Presidente

L'aula di Montecitorio
L’aula di Montecitorio

Tra un Italicum e gli scandali della politica ci troviamo nel “bel mezzo” dell’elezione del Presidente, il primo cittadino della Repubblica Italiana, uno dei momenti più alti della democrazia.

Quanto sta accadendo non può sorprenderci, anche spostare un foglio di carta, da una stanza ad un’altra, per i nostri politici sarebbe un problema. Posizioni assolutamente inconciliabili con dichiarazioni, da ogni parte politica, ma anche all’interno della stessa parte, testimonianza di questa triste divisione.

Spieghiamolo ad un bambino di scuola elementare.

Se Matteo decide di spostare un foglio bianco dalla stanza A a quella B, il primo ad intervenire è Beppe: “Ebetino, questo foglio non si tocca è il popolo che, su mia indicazione, non vuole“.

Successivamente è la volta di Silvio: “Consenti-mi Matteo, ma io che ci guadagno da questo spostamento“. E così via con gli altri.

Spesso si tratta di posizioni strumentali, che hanno come obbiettivo, nella migliore delle ipotesi, quello di favorire la propria parte politica spacciandola per collettività, in realtà si tratta di scontro per il potere.

Volendola spiegare ai grandi non cambia molto: Grillo vuole i nomi subito, Renzi non glieli dà e Berlusconi aspetta a “malaiucata“.

Siamo messi male, tutto è talmente serio che le partite della politica si giocano a colpi di bluff, di mano taroccate e a carte coperte. Anche i nuovi, hanno imparato bene le regole del gioco.

È il caso di andarsi a rileggere Norberto Bobbio, uno che la politica la studiava come scienza, mica come i nostri politici che l’hanno scambiata  per un gioco, una partita a poker.

Alla domanda cos’è la democrazia rispondeva: “A livello procedurale è un metodo per prendere decisioni collettive“, non una o poche persone, ma l’intera collettività, nelle forme e nelle modalità convenute.

Bobbio pone, soprattutto, una questione che non solo la politica, ma anche i cittadini fanno finta di non capire.

La democrazia politica non si è trasformata in democrazia sociale, anzi, l’assenza di democrazia nella società, nella famiglia, nelle industrie, nella scuola, nelle comitive tra amici, è stata trasferita, pari pari, nella politica.

Perchè non mettere al centro del dibattito politico e sociale il pensiero di Noberto Bobbio, e discutere della sua più imponente idea di politica che è “L’invito al dialogo“, nella politica e nella società, nel rispetto dei ruoli?

Ad onor del vero, il tentativo c’è stato, quando Matteo Renzi affermò di ispirarsi al politologo. Apriti cielo, le reazioni furono del tipo “lasciamo stare a Bobbio“. Infatti, rimane in un angolino della biblioteca di Montecitorio.

Noi abbiamo la necessità fisiologica di litigare, come quella di andare in bagno, sempre, per chi soffre di “prostata“.

 

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