Sacchi di discriminazione, forse…

razzismoEbbene, il più grande allenatore nella storia del calcio mondiale, Arrigo Sacchi, ritiene che la crisi del calcio italiano sia determinata dalla presenza di “troppi stranieri nelle giovanili, troppi neri”. Che poi è la stessa cosa che afferma Matteo Salvini “prima gli italiani, poi gli stranieri”.

Ma a livello concettuale, quindi in linea di principio, sono sovrapponibili anche talune situazioni, in direzione diametralmente opposta, del tipo “contributi solo per le imprese giovanili e femminili”.

Il rischio nell’uno e nell’altro caso è quello di determinare comunque forme di discriminazione che l’umanità, nella sua interezza, non può accettare. E poi c’è la solita faccenda della “caciara”, cioè quelle polemiche inutili e senza alcun senso.

Nulla è assoluto, tutto va contestualizzato. Le parole di Sacchi hanno un senso se inserite nell’assoluta crisi del calcio italiano, ed è solo una costatazione, essendo troppi i giovani di colore, spesso più bravi, gli italiani non trovano spazio, ma il problema va visto nella sua totalità.

Di più. Tutte queste situazioni legate all’etica, non funzionano come le altre, dove si può chiedere aiuto alla scienza, alla verità assoluta. Un disaccordo etico si può risolvere facendo appello ai sentimenti oppure con la forza (la guerra). Così come in altre parti del mondo è in atto una guerra di religione, da noi sono in corso piccole “guerre sull’etica” che si traducono, inevitabilmente, in lotta per il potere.

Per cui l’unica certezza è che su questi temi non esistono certezze.

Questi contrasti non possono essere relegati esclusivamente alla politica, quelli della politica pensano soltanto ai voti. Questi temi vanno discussi nella società, ma in assenza di pregiudizi, né dall’una né dall’altra parte. Altrimenti è guerra, come quella che combattiamo tutti i giorni, una guerra di ignoranza.

C’è un altro elemento che merita la nostra attenzione. Tutte le “battaglie” per l’emancipazione di tipo “settoriale”, volte alla difesa di singoli aspetti della realtà, sono destinate a fallire, o comunque ad ottenere risultati opposti a quelli desiderati.

La storia dell’umanità si può leggere come dei continui tentativi di “emancipazioni parziali”, spesso andate a buon fine, ma che di fatto hanno determinato nuovi esclusi e nuove classi dirigenti, con le stesse prerogative ad escludere delle precedenti.

L’unica battaglia rispetto alla quale l’umanità può uscirne vincitrice è una rivendicazione che la riguardi nella sua interezza, senza distinzione di “nulla” e solo in assenza di pregiudizi.

Il fatto che non esistono in natura uomini o donne senza pregiudizi, non può in alcun modo essere da ostacolo nel realizzare il vero grande fine dell’umanità, essere una ed indivisibile.

Noi grandi non sappiamo come fare, possiamo chiedere aiuto ai bambini.

 

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