Caltanissetta – Si è appena concluso, presso l’aula D del tribunale di Caltanissetta, l’esame del collaboratore di giustizia Pasquale Di Filippo nell’udienza del processo Capaci bis.
«Fino al 1995 in Sicilia non c’era un partito che vinceva se non era in società con Cosa Nostra. Cosa Nostra ha sempre convissuto con la politica – ha rivelato il collaboratore di giustizia Di Filippo , continuando -. L’ho saputo da Leoluca Bagarella che dovevamo votare Berlusconi e lo abbiamo votato con l’impegno che ci doveva aiutare perché dopo le stragi di Falcone e di Borsellino, molti mafiosi furono trasferiti nelle carceri di Pianosa e dell’Asinara, dove erano detenuti al carcere duro».

Precisando che «dopo la sua elezione, Berlusconi però non fece nulla per aiutarci».
Di Filippo riferisce inoltre di averne parlato con Bagarella, killer corleonese e cognato di Totò Riina, che gli rispose in dialetto siciliano: «Lascialo stare, mischinazzo, lui adesso non può fare niente; quando potrà fare qualcosa la farà. Per ora ci sono altri soggetti politici che lo guardano e quindi non si può muovere».
Il pentito ha inoltre proseguito raccontando che la mafia non ha aiutato solo Forza Italia, ma anche altre forze politiche: «Sono stato incaricato di dare soldi al Partito Radicale, cosa che ho fatto e, successivamente, abbiamo aiutato i socialisti con Martelli».
Il processo in corso è quello sulla strage del 23 maggio del 1992 in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Imputati sono i boss Salvino Madonia, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello.
A sostenere l’accusa sono il capo procuratore Sergio Lari, insieme agli aggiunti Lia Sava e Stefano Luciani.