Nei giorni scorsi ho letto sul “Corriere della Sera” una storia di quelle che destano curiosità e lasciano riflettere: “Prof licenziato per scarso rendimento. Il preside: «Così tutelo gli studenti»“. Ora, storie di insegnanti inadeguati ne esistono in ogni città, ma il licenziamento è un fatto inusuale, più unico che raro.
Ma c’è di più. Il licenziamento non piace al sindacato che difende un posto di lavoro, a prescindere, e se l’insegnante sarà reintegrato, il preside dovrà, di tasca propria, pagare tutte le spese.
Poi ho letto un’altra storia, quella di due genitori che hanno minacciato un insegnante reo di aver dato un due al proprio figlio.
Ecco, la riforma della scuola dovrebbe occuparsi di questo, non di scatti di anzianità, di stipendi e di diritti per gli insegnanti e personale vario, quelli sono altri problemi, reali, importanti, ma non sono i problemi della scuola.
Dobbiamo decidere se vogliamo una scuola basata sul merito per costruire una società adeguata e preparata, oppure continuare così, “nell’ approssimazione“
Il futuro è nelle nostre mani. La politica si adegua, le scelte le facciamo noi, e ci stiamo “autorubando” il futuro.
L’impressione è che le vivaci proteste di insegnanti e sindacati non sono per la “buona scuola” che non c’è, quanto per “uno buono” stipendio.
Allora, partiamo dalla scuola, ma prima decidiamo quale.