
Domenica Rai Uno trasmette l’ultima puntata di Braccialetti Rossi, una serie televisiva di grande successo e molto seguita.
La tristezza che porta con se la visione di questa fiction è unica, tale da far diventare una commedia all’italiana anche la posta di Maria De Filippi.
C’è di tutto in questi braccialetti. Dalle delusioni nell’amore adolescenziale alla malattia, dalla morte alle difficoltà di convivere con un male incurabile, c’è l’aria di un ospedale, ci sono le scelte importanti della vita, c’è la sofferenza impotente dei familiari.
Eravamo abituati a Don Matteo o ai Cesaroni, dove questi problemi erano trattati uno alla volta, senza colpo a ferire.
È angosciante. Verrebbe voglia di non guardarlo, ed evitarsi in tal modo fiumi di lacrime.
Però come si fa.
Sapere se Leo ritornerà in ospedale per la chemio è vitale, conoscere se la sua storia con Cris avrà un futuro, e poi tutte le altre vicende rosse.
Vero è patetico.
Parlare in una fiction di tumore è già inusuale, ma quella sofferenza di un Leo qualsiasi, un ragazzo di appena 18 anni, non è solo finzione, ma è, purtroppo, una realtà, che direttamente ed indirettamente, coinvolge milioni di persone.
La vita è fatta in prevalenza di cose tristi, di fronte alle quali, a volte, siamo impotenti, altre dipende da noi.
Leo, provaci.