Ci hanno rubato il futuro a nostra insaputa

Cristo e l'adultera, Museo Civico Bassano del Grappa
Cristo e l’adultera, Museo Bassano del Grappa

Ieri l’altro ho letto l’editoriale dell’ex direttore del Fatto Quotidiano Antonio Padellaro, il quale commentava l’articolo di un altro ex direttore, quello del Foglio, Giuliano Ferrara.

Bene, a dire del collega di Marco Travaglio, l’idea dell’elefantino si può sintetizzare in questa frase “essendo l’Italia un paese di ladri, un paese speciale in cui rubano tutti, nessuno si azzardi a fare la morale a nessuno” e concludeva testualmente “Caro Ferrara, dopo il siamo tutti puttane, a quando siamo tutti ladri?“.

Questa cosa mi ha fatto venire in mente Bettino Craxi, quando il 3 luglio del ‘92, epoca pre berlusconiana, almeno politica, pronunciò il suo “discorso alle camere”. Andrebbe riletto l’interno intervento, ma limitiamoci a quella parte in cui sfidò l’intero Parlamento, l’intero sistema dei partiti, a dichiararsi estraneo al finanziamento illecito alla politica.

Sappiamo come è andata a finire.

Andando a ritroso, duemila anni fa, anno più anno meno, in un contesto diverso,  o forse no, un altro Salvatore, pronuncio la sua frase, raccontata da Giovanni “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Ecco, da allora l’uomo non ha fatto che scagliare pietre, per testimoniare ai suoi simili, quel suo essere senza peccato. Poi le pietre sono finite e si è messo a lanciare monetine, di questi tempi, con la crisi, non ci sono neppure monetine, per cui si “scagliano” parole, nelle aule del Parlamento, nelle piazze, sui giornali.

Ci fosse in Italia un peccatore, tutti a scagliare pietre sugli altri. Nessuno a dichiararsi disonesto, come quella moglie che trova il marito a letto con un altra donna pronto a sostenere “cara non è come sembra, io sono onesto”.

Che poi, siamo stati abituati a dicotomie assai nette, schiavi e padroni, ricchi e poveri, bianchi e neri, proprietari ed operai. Categorie definite da parametri chiari ed evidenti ad occhio nudo.

La sfida che si propone l’umanità in questo nuovo millennio, quella tra onesti e disonesti è diversa, i parametri di riferimento non sono del tutto chiari, mentre un ricco non può dire di essere povero e neppure un bianco dirsi nero, e mai uno schiavo sentirsi padrone, il discorso tra onesti e disonesti è complesso.

Se il parametro è il sentir comune, la “cosa” è estremamente semplice: “I disonesti sono i politici, che hanno rubato il futuro di cittadini onesti, derubati a loro insaputa.”

E qui, ci aiuta Bertrand Russell: “Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda”.

Sia chiaro, nessuno nega le responsabilità dei politici, però.

Da una vita, sin dall’antichità, l’umanità, diciamo da Aristotele in poi, si è cimentata nello studio della degenerazione delle forme di governo, il risultato è stato “l’invenzione” di nuove forme ancora peggiori.

Per cui l’idea innovativa, assolutamente nuova, è quella di studiare la degenerazione delle società e trovare per essa rimedi adeguati. Le lavagne, quelle su cui scrivere i buoni ed i cattivi sono cose per bambini.

Invertire la rotta, altrimenti, se la storia è maestra di vita, tra un ventennio saremo di nuovo qui a condannare un altra classe politica, che era, si pensava, onesta.

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