Fermato un uomo per l’omicidio Mazzè nel quartiere Zen di Palermo

francomazzePALERMO – Durante la notte, la squadra mobile di Palermo ha fermato un uomo, Fabio Chianchiano, nell’ambito dell’indagine sull’omicidio di Franco Mazzè, il pregiudicato palermitano ucciso ieri, nel cuore del quartiere Zen di Palermo, da un commando formato da due killer che lo hanno colpito con quattro colpi di pistola, di cui uno alla testa.

Il provvedimento, firmato dal pm Geri Ferrara, contesta a Chianchiano il reato di tentato omicidio per una lite avuta con Mazzè. In queste ore l’uomo viene sentito nei locali della Questura.

Il delitto potrebbe essere stato compiuto per un regolamento di conti proprio al termine della lite.

Nei momenti subito dopo la sparatoria, a chiamare il personale del 118 è stato un uomo con un marcato accento palermitano che avrebbe riferito che, in via Gino Zappa, si era verificato un “drammatico incidente stradale” e che c’era “un uomo rimasto gravemente ferito”.

Arrivati sul posto, i sanitari si sono resi conto immediatamente che non si trattata di un incidente automobilistico. Inutili i tentativi di rianimazione fatti dai medici del pronto soccorso: le condizione di Mazzè erano troppo gravi.

Intanto, oggi pomeriggio all’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo verrà eseguita l’autopsia sul cadavere di Mazzè, morto subito dopo l’arrivo all’ospedale Villa Sofia di Palermo.

Non sono mancati i momenti di tensione all’interno dell’ospedale dove sono arrivati, in massa, i parenti dell’uomo. È stato addirittura necessario l’intervento di poliziotti e carabinieri per sedare gli animi.

Franco Mazzè era stato fermato nel febbraio 2013 nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla procura di Palermo sul racket che gestiva l’assegnazione di case popolari nel quartiere Zen.

L’operazione aveva smantellato il sistema di imposizione del pizzo agli abitanti delle case popolari, anche di quelle occupate abusivamente i cui inquilini erano costretti a pagare una cifra ogni settimana per l’erogazione dell’acqua e della luce.

Mazzè, che gestiva una macelleria insieme alla figlia, era stato arrestato dalla Squadra Mobile e dalla Direzione Investigativa Antimafia il 14 febbraio del 2013 assolto dall’accusa di mafia.

Nel suo curriculum criminale figuravano già precedenti per rapina, ricettazione e sequestro di persona. Dalla vicenda giudiziaria era comunque poi stato assolto perché “il fatto non sussiste”.

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