
Per testimoniare l’ennesima “discesa in campo“, l’ex cavaliere, si è affidato al surreale: “Italia irrilevante, siamo una non democrazia”.
Non c’è dubbio che gli italiani siamo di memoria corta, però sentirsi dire da Silvio le stesse cose che i suoi avversari hanno appoggiato a lui per tanti anni, provoca un certo “arrizzamento di carne“.
Se poi ci mettiamo che Landini, con cadenza settimanale, sostiene e grida nelle piazze che Berlusconi è meglio di Renzi, la frittata potrebbe essere fatta. Potrebbe.
Ora, è vero che Silvio ne sa una più del diavolo, si dice sia unto dal Signore, ma sono soltanto voci di popolo, però questa volta ha un problema quasi invalicabile. Si tratta di quel “cernitore” di Matteo Renzi, che nell’ultimo anno gli ha strappato buona parte dei suoi uomini, “i migliori“, ed una fetta consistente dell’elettorato.
Poi c’è anche il fatto che non è più quello di una volta, non è più quel che è stato, sia per questioni anagrafiche, ma soprattutto perchè “sciupato” dall’attività eccessiva in quel di Arcore.
Allora, quel che fu Berlusconi è Matteo Renzi. Narciso, dice Eugenio Scalfari, un bambino che non sa badare a se stesso, e quindi occorre aiutarlo.
Ma questo è più testardo di un mulo, si è convinto di essere Berlusconi.
Solo Silvio può aiutarci a salvare l’Italia.
Potrebbe uscire dal suo cilindro una di quelle sparate del “cucù”, tipiche dei giorni migliori, come fu per “un milione di posti di lavoro” oppure “restituisco l’Ici di tasca mia agli italiani“.
Ebbene, considerato che come leader è meglio di Renzi, e che alla base dell’azione politica c’è la necessità di arginare la deriva autoritaria del premier, e questi due punti coincidono e si sovrappongono a quelli della “coesione sociale“, potrebbe proporre a Maurizio Landini un’alleanza.
Più coesione sociale di questa c’è solo il bunga bunga.
Fine della fase ironica. Ma anche fine della fase seria, per quella non si sa neppure da dove cominciare.
Il gioco è ripreso alla grande, c’è solo Renzi al posto di Berlusconi, fermo il resto.
Discesa in campo? Ma và a cagà