A dire il vero questa storia del sessismo, nella sua compiutezza, non mi era ben chiara. Pensavo si limitasse al rispetto della donna, al considerare il suo valore al di là dell’aspetto fisico, a condannare quelle pratiche di mercificazione del corpo, però senza togliere all’uomo il diritto di esaltarla anche per la sua bellezza.
Mi sbagliavo. C’è di più, molto di più.
Esiste tutto un decalogo del “sessismo buonista” da evitare, norme imperative, del tipo: un uomo non può correre per sorpassare una donna e arrivare per primo alla porta, così da aprirla per lei, non può togliersi il cappello, accennare un inchino o chiamarla «milady», non può neppure chiamarla «principessa». Eccezione: tra adulti consenzienti nella privacy della camera da letto, e per le principesse vere.
Questa cosa l’ho letta su “Il Post”, spero si tratti di una bufala. Altrimenti rappresenta un caso eccelso di “stupidità” sessista.
La natura esprime in tutte le sue componenti diversità che sono appunto naturali. Anche tra gli uomini esistono differenze, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica e così via, ed è proprio in questa diversità, di tutte le diversità, che insiste la ricchezza dell’umanità.
Questa tendenza a renderci tutti “uguali”, senza considerare il valore delle “diversità”, rappresenta la morte dell’essenza della vita.
Altra cosa è riconoscere pari dignità ad ogni individuo, ad ognuno dei quali spettano uguali diritti e uguali libertà. Solo mettendo insieme tutte queste diversità, possiamo raggiungere la perfezione, ecco la somma delle diversità ci consegna la completezza.
Parafrasando Lucio Anneo Seneca, possiamo dire che “l’umanità bella” non è quella in cui contro natura, non esistono differenze, quanto guardandola nel suo insieme, nel suo aspetto e nella sua sostanza complessiva, non esiste la possibilità di privilegiare singole parti, quando di tanti singoli si fa un uno, dove ognuno ha il suo ruolo e le sue caratteristiche, dove nessuno è inutile, e tutti si integrano a meraviglia in forza della loro propria diversità.
Il resto serve soltanto a dichiarare guerre che dividono, con le quali imporre pensieri dominanti, creando diversità contro natura.






