Non so perché, ma ogni tanto, riaffiorano i ricordi di quel tempo, quello che fu, quando si era giovani e spensierati, senza il “carico da undici” della vita.
Ebbene, in comitiva c’era un solo possessore di macchina “patentato”, una Fiat 128 color giallo, altri tempi, altre automobili. Allora si faceva “alla romana”, ognuno contribuiva con quel “cento lire” che aveva in tasca per il rifornimento.
Con cinquecento lire di benzina, si “lapuniava” per le vie del paese per diverse ore. Si faceva così, si girava fino a quando la macchina si spegneva per “fine carburante”, da quell’istante “il patto” era quello di spingere la macchina fino al garage, ovunque ci trovassimo.
Ora, nel 2015, in Italia, con una certa frequenza accade che gli autobus si fermino per problemi meccanici e che i passeggeri scendano per dargli la spinta e farli ripartire. Questa “spinta” non è nel patto, in quanto si paga il biglietto per essere trasportati fino a destinazione.
Meglio prenderla a ridere…
Allora, “Attacchiamoci al tram”, da Enciclopedia “Treccani”, viene a dire: “invito ironico o polemico ad arrangiarsi e rassegnarsi quando non si può, non si sa o non si vuole, affrontare e risolvere una situazione difficile”.
Ebbene, ogni giorno che passa ci stiamo attaccando a tutti i tram, ed è metafora assoluta per descrivere il nostro tempo. Tra un po’ arriverà un altro suggerimento “Aiutati che Dio ti aiuta” e dovremmo iniziare a fare “le cose” senza lamentarci per essere “aiutati”, una specie di “porgere l’altra guancia”.
Sembra paradossale, ma per non attaccarci al tram dobbiamo aiutarci … e non fare alla “romana” come nella storia del pollo di Trilussa, ma ognuno secondo le proprie possibilità.
Tocca a tutti “spingere il tram”, altrimenti si ferma per tutti.