
Tutto in una sola intervista, Enrico Letta, meglio conosciuto come “Enrico, stai sereno”, dopo aver ricevuto il ben servito dal segretario del suo partito, poi diventato presidente del Consiglio, e dopo un anno sabbatico, è ritornato a parlare ed a far parlare di se.
Ospite da Fabio Fazio ha detto alcune “grillate”, ascrivibili nel campo dell’incredibile. Ha esordito con “mi dimetto dal Parlamento” ha proseguito ammettendo il “disagio di essere stato presidente del Consiglio non eletto”, ed ha concluso con uno scoppiettante finale “rinuncio al vitalizio”.
Insomma, il mondo dei sogni grillini diventa realtà ed Enrico Letta può ergersi ad icona del possibile, dell’utopia, l’immagine terrestre di un mondo migliore. La sintesi è nella frase “Renzi racconta un Paese che non c’è” e questo “non aiuta a stare meglio”.
A prescindere dalle motivazioni che lo hanno spinto verso questa decisione, le sue parole lasciano riflettere. Si tratta non solo di un attacco a Matteo Renzi, ma all’intera politica, a tutto un modo di fare politica, di cui lui è stato protagonista. Se ne è andato via sbattendo la porta, quella stessa porta che qualcuno aveva chiuso in faccia a lui.
In effetti, e purtroppo, la politica è questa.
La politica è come un minotauro, metà uomo e metà bestia. Il politico è per metà un agnellino che cerca consensi ed applausi, e per l’altra metà un essere mostruoso e feroce che ambisce alla conquista ed al mantenimento del potere.
Non c’è spazio per riflettere, per discutere, per argomentare, per pensarla diversamente, non c’è spazio per gli “Enrico Letta”.