Esiste un vecchio adagio siciliano che recita così: “a robba esposta è mezza vinnuta“. Questo è l’Expo, mostrare la merce più bella al fine di stimolare il potenziale compratore.
Fin qui la regola generale, poi c’è la realtà dell’Expo di Milano, la quale non appartiene al commercio, ma alla politica, e porta con se differenze abissali, almeno dovrebbe.
Ebbene, da un lato Matteo Renzi ha già venduto dieci milioni di biglietti per l’ingresso, e la canta come una sua vittoria, dall’altro il pentastellato Vito Crimi, con tutti i grillini, affermano che comunque vada, è già stato un fallimento, ovviamente di Renzi, e come conseguenza una vittoria dei Cinque Stelle.
Esiste un altro luogo dove, al contrario, il “grillismo” si erge a forza di governo ed il “renzismo” diventa espressione di lotta antagonista, all’opposizione, la Chiesa. Papa Francesco è arrabbiato con quei “renziani” dei suoi collaboratori che hanno speso tre milioni di euro per partecipare all’Expo, a sua insaputa…
Ecco dove la sentenza diventa giudiziosa anche per la politica, ognuno espone la sua merce migliore allo scopo di venderla. È chiaro che le implicazioni etiche sono diverse, ma la massima regge al punto da dubitare del fatto che l’aspetto etico delle nostre azioni, individuali e collettive, preceda l’interesse per la vendita del prodotto esposto.
Il commercio non è filantropismo, la politica dovrebbe esserlo.
Ora, la politica, malgrado i non pochi tentativi in tutta la storia di mutare la sua essenza, rimane soltanto un applicazione pratica della regola fondamentale della vita, che risale alla notte dei tempi, trasformata in massima da Socrate: “L’etica si ferma davanti al bene personale, all’utile per se stessi”.
La politica nasce proprio per superare questo limite umano. Ma nella pratica è capace soltanto di organizzare e difendere gli interessi individuali, per loro natura contrapposti ad altri interessi individuali, con la formula dell’Expo.
Si guarda bene dall’organizzare la totalità degli interessi, quelli collettivi, e a tutelare i più deboli. Ed è scontro di parti antagoniste per assicurarsi le risorse limitate presenti in natura, allo stesso modo dei conflitti individuali.
In effetti, il Movimento Cinque Stelle si propone, fra i suoi obbiettivi, questo cambiamento radicale della politica, tuttavia rimane ancorata al principio, sbugiardato dalla storia, per cui “se chi governa è nobile, determina un fine nobile“, dove il chi sono soltanto loro, e sempre loro decidono la nobiltà del fine.
Per dirla con Crimi, comunque andrà sarà un fallimento, l’ennesimo, quello di cambiare la politica per tramite il potere.