Riassumendo, con la questione di fiducia sull’Italicum finisce la democrazia in Italia, un atto autoritario di un Parlamento illegittimo, con un presidente del Consiglio non eletto dal popolo.
Questa, nella sostanza, la tesi dei “Partigiani della Costituzione“, che solo per caso, per pura coincidenza, sono gli oppositori politici di Matteo Renzi, coloro che non sono collocati nella sfera del potere, minoranze ed opposizioni.
Allora, Costituzione alla mano.
La fiducia è un atto legittimo di cui può far uso il governo, il Parlamento è legittimato perchè espressione di un voto popolare, lo dice la Corte Costituzionale, ed infine la nostra è una democrazia Parlamentare, dove il presidente del Consiglio viene nominato, da sempre, dal presidente della Repubblica, ed ottiene la fiducia in Parlamento.
Il resto sono le solite chiacchiere della politica, inconcludente retorica, che fa parte del gioco.
Quello di cui non ci stiamo accorgendo è che in gioco c’è la sopravvivenza, e quello che ci aspetta, da qui a breve, non è una deriva autoritaria, che non esiste, quanto una deriva al fallimento di una nazione.
Non è mica il voto o le modalità con cui si vota a salvarci, quelli sono palliativi, di cui maggioranza e opposizione si servono per farsi la guerra, e raccattare voti.
È indubbio che, se non accantoniamo noi cittadini per primi, e poi la politica, “lo scontro”, le cose si mettono peggio, perchè al male ci siamo. Dobbiamo renderci conto che nessuno, da solo, è capace di sollevare una situazione così complessa. Qui ci occorre un tavolo vero, per discutere, ma non all’infinito, il tempo necessario, poi bisogna decidere.
Ad onor del vero, il premier, inizialmente, anche se strumentalmente, intendeva fare questo, ma nessuno ha inteso discutere con lui, a parte un iniziale confronto “Nazareno“. Nessuno degli oppositori, interni ed esterni, ha sostanzialmente riconosciuto Matteo Renzi come presidente del Consiglio, accampando le più disparate giustificazioni, anche legittime.
Nella sostanza, ci siamo creati degli alibi per poterlo accusare di autoritarismo, lui, ingenuamente ci è cascato, ed in parte ne ha approfittato, scegliendo un consenso alternativo con pessime modalità.
In questo anno Renzi di errori ne ha commessi molti, alla pari dei suoi oppositori.
Invero, l’Italia, come nazione, è incostituzionale, contro natura. Siamo divisi in tanti comparti stagni, caratterizzati dall’incomunicabilità. Ognuno con le sue ricette indiscutibili e impossibili da modificare, incapaci di confrontarci con gli altri, ed ogni giorno ci dividiamo sempre di più, fino al punto in cui ognuno rappresenterà se stesso.
La deriva è l’anarchismo, che combinato con il disposto, ormai cronico, della crisi, ci offre solo la certezza di una specie di fine del mondo.
Esiste un unica soluzione, si chiama politica.
Un tavolo, delle sedie, e l’obbligo a discutere per trovare soluzioni, tutti insieme, ognuno nel suo ruolo di maggioranza o di opposizione, nessun ulteriore inciucio, ma disponibilità al confronto.
Noi invece siamo capaci soltanto a fare inciuci a chiedere la nostra parte per entrare nelle varie stanze del potere, e se ciò non è possibile recitiamo il ruolo delle vittime defraudate.
Esattamente come settanta anni fa, l’Italia si liberò dal fascismo, oggi occorre liberarsi dal nostro autolesionismo individuale, di quella presunzione cinica e strumentale, che ci vede protagonisti soltanto di conflitti, dove a parole esprimiamo il nostro essere superiori agli altri, nei fatti, manifestiamo solo incapacità.
Ma c’è di più.
Quello che ci accade nella vita di tutti i giorni, come sempre, lo stiamo trasportando, pari pari, nella politica. Non siamo capaci di discutere, di confrontarci, sia nella vita privata che in quella pubblica, abbiamo perso il senso stesso dell’esistenza, e ci avviamo verso l’anarchismo, quello in cui il più forte vince, sempre, ed il debole soccombe, sempre.
Nell’epoca della comunicazione, quella in cui l’uomo dispone di una tecnologia sofisticata per confrontarsi, non siamo capaci di farlo. Non riusciamo ad ascoltare gli altri, cosi come nella vita privata, anche in quella pubblica.
Il problema non è politico ma culturale, e riguarda la società nel suo complesso.
Chiariamo che anarchismo (anarchia) non significa Caos che era (presumo) il termine che intendeva usare l’articolista. Il Caos è generato dal crollo del sistema che precede l’anarchia ed è tanto più rovinoso quanto più esso era repressivo. L’anarchia è il governo della competenza. Non ci sono capi significa che è il problema da risolvere a determinare chi di volta in volta comanda e non il contrario. Tranquillo, al momento non è ancora stato realizzato in nessun luogo del mondo e rimane una pura enunciazione teorica ma ciò va a discapito dell’intelligenza dell’uomo e non del concetto di anarchia stesso. Affermare che le Leggi volute dal Premier vanno nella direzione di un miglioramento della situazione economica italiana sono in contrasto con i dati sul risanamento del debito pubblico. Nonostante il QE, nonostante il prezzo del petrolio, nonostante la sostanziale debolezza degli avversari politici di Renzi e mi voglio fermare qua… Avere realizzato pedissequamente il programma elettorale del Centro Destra degli ultimi vent’anni non deve distrarre da una amara considerazione: i suoi contenuti. Sono validi? Perseguibili? Tendono al miglioramento del benessere del Paese? Se sì, ci si deve interrogare persino sul valore del ventennio berlusconiano. Il che è tutto dire… Altro errore profondo è la dimenticanza della separazione dei poteri nei sistemi democratici. E’ il Parlamento che deve determinare le Leggi e il Governo (apposta si chiama “esecutivo”) le deve trasformare in atti esecutivi. Il sistema inverso è possibile ma la vera riforma che si dovrebbe realizzare è quella del passaggio da “democrazia parlamentare” a “democrazia presidenziale”. L’ultima volta, però, in cui la Storia italiana ha visto una persona sola al comando non mi pare le cose siano andate troppo bene…