Ripensare la politica è “coalizione sociale”, forse
Maurizio Landini e Stefano Rodotà
“Tutto dipende da come noi guardiamo le cose, e non da come le cose sono di per se stesse” – Carl Gustav Jung.
Ora, se “uno” vuole guardare le “cose” per come sono, e quindi non lasciarsi accecare ed ingannare dalle apparenze, occorre un bagno di umiltà. Pulirsi da tutti i pregiudizi che investono la nostra esistenza. Operazione complicata, difficile, forse impossibile, inumana.
Maurizio Landini e Stefano Rodotà, “padri fondatori” di questa iniziativa, sono espressione di una parte della società, che loro considerano perfetta. Tuttavia trattandosi di parte, e quindi non riguardando la totalità, è lontana dalla perfezione. Con uno sforzo sovrumano abbandono la mia pregiudiziale nei loro confronti, per cui “pulito”, mi accingo ad osservare questa “coalizione sociale”.
Allora, il 6 e 7 giugno a Roma, sarà lanciata la “Coalizione Sociale”, il cui manifesto fondativo è un capolavoro dell’utopia possibile.
Si tratta di due pagine sulle quali è indicato il percorso, unico possibile, con il quale l’umanità può raggiungere la sua compiutezza, la sua perfezione.
Il documento (riportato integralmente alla fine dell’articolo) come l’intero esperimento, “volutamente continua ad avere contorni indefiniti, un’aggregazione che non vuole diventare partito, un movimento al di fuori e non in competizione rispetto ai partiti, organizzazioni politiche o cartelli elettorali”.
Poesia per la politica.
In nessuna parte del documento, si parla di sinistra, neppure tra le righe si legge rosso, neppure un punto o una virgola di colore rosso. Sembra un programma elettorale per “acchiappare” voti, anche per un partito di destra. Assomiglia a quello che tutti i partiti o movimenti nel loro atto fondativo scrivono, una Costituzione rivolta alla totalità dei cittadini.
Ma questo non è un partito, sembra un sogno che diventa realtà, la realizzazione di un utopia.
Coalizione sociale è “ripensare la politica”, vivere un rapporto diverso con la politica.
Insomma “coalizione sociale” potrebbe essere l’inizio di una nuova era, una democrazia a partecipazione popolare, nella fase della discussione e del confronto.
Che guarda al mondo per quello che è, non per quello che noi, individualmente, vorremmo che fosse. Nella realtà, l’individualismo della società viene trasferito, pari pari, nella politica. Per cui siamo capaci di porre in essere progetti ad escludere, a dividere la società. Da una parte i buoni e dall’altra i cattivi, va da se che i buoni siamo noi ed i cattivi gli altri. Invero, la società è composta da persone, caratterizzate dalla loro naturale fallibilità, ed ogni persona è nel contempo “buona” e “cattiva”, per cui indivisibile sotto questi aspetti.
Questa operazione di “ripensare la politica”, si può fare soltanto facendo a meno di destra e sinistra, forme obsolete di catalogare l’umanità, dove ognuna si erge alla perfezione. Ma nei fatti, assomigliano l’una ad Icaro, che si alzo troppo alto in cielo, vicino al sole, bruciandosi, e l’altra al candido Fetonte, figlio di Elio, il Dio Sole, che credendosi un grande auriga, guidò il cocchio del padre rischiando di distruggere la terra, e meno male che intervenne Zeus.
Questo vuol dire ripensare la politica, vuol dire una politica nuova che non è più espressione di una parte, ma una politica che diventa tutto, senza ambizioni di potere, ma soltanto quella di rendere la società giusta e libera, dignitosa e corretta, non nella sua visione individuale, ma collettiva attraverso una redistribuzione di tutte le risorse, sulla base del merito, un merito che scaturisce dal vivere nella società.
“In medio stat virtus”, dove quel medio, indica non solo equidistanza orizzontale ma anche verticale.
Tutto questo non parte dalla politica, ma dalla società, che cede la sua sovranità alla politica alle sue condizioni.
La politica e la società non sono entità separate, vivono in simbiosi, in armonia, nel bene e nel male c’è sempre “connivenza”. Di più, non può esistere una società illuminata ed una politica “cattiva”, e neppure il contrario. La politica è l’espressione della società, ad una società individualista e cinica, come la nostra, non può che rispecchiarsi in una simile politica. I tentativi di cambiare la società dalla politica, hanno determinato i totalitarismi del 900, quelli di destra e quelli di sinistra.
Coesione sociale è nata nella politica, ma potrebbe svilupparsi nella società, per diventare una cosa nuova, se la poesia del documento fondativo rispecchia la volontà dei fondatori.
Potrebbe.
Prevale il pregiudizio. Appena uscito dal bagno, penso, che sarà una “cosa” di sinistra, la solita “cosa” (come quelle di destra o stellate) contro, “anti”, una forza demolitrice e non costruttiva del dialogo, attraverso la quale, in questo caso Landini, cerca un posto fisso nella politica, od in alternativa la segreteria della Cgil, ed altri visibilità per la storia.
Analizzando con attenzione il documento, sembra “monco”, come se degli aggettivi fossero stati cancellati di proposito, evitando con scrupolo sfumature di rosso. Vi sono delle frasi incomplete… come una favola, lontana dalla realtà.
La strada è quella giusta.
La paura è sempre identica, la società rischia di essere strumentalizzata, ancora una volta.
Si rischia con altri capi, ma con il medesimo metodo, di indirizzare il popolo verso cattive strade, nella direzione dello scontro, della “demolizione” del diverso, del cattivo.
Il 6 ed il 7 giugno, diventerà la solita “macchina da guerra” per demolire, e sarà tutto un sbandierare di rosso, tutto un odio contro il nemico, in questo momento con il volto di Matteo Renzi, l’espressione di tutti i “cattivi” della società.
In quel posto immancabilmente si riuniranno i buoni, gli onesti, i migliori, per lottare contro i cattivi, i disonesti ed i peggiori. Scenario della contesa la stessa via.
“Una e la stessa è la via all’insù e la via all’ ingiù” – Eraclito.
Associazioni, movimenti, sindacati, donne e uomini che in questi anni si sono battuti contro le molteplici forme d’ingiustizia, di discriminazione e di progressivo deterioramento dei diritti, decidono oggi di promuovere un cammino comune. In una società fondata sull’individualismo e sulla competizione tra le persone è necessario unirsi, fare rete, coalizzarsi. Dopo anni di crisi economica, sociale e ambientale, di politiche di austerità, sappiamo che nulla può tornare a essere come prima, ma proprio per questo pensiamo sia possibile immaginare un futuro di solidarietà e giustizia.
Consapevoli che nessuno di noi può farcela da solo a cambiare il corso degli eventi, che per evitare scelte individualistiche o corporative sia necessario unire le forze e l’impegno. In questi anni le politiche europee e dei governi nazionali hanno liberalizzato il mercato del lavoro, ridotto gli spazi di cittadinanza, privatizzato la formazione, la sanità, i beni comuni e i servizi pubblici, avvelenato città e territori, impedito ogni politica industriale, ogni valorizzazione della conoscenza per tutti.
Con l’obiettivo dichiarato di uscire dalla crisi. Così non è stato: il lavoro manca o è sempre più precario e povero, anche il lavoro autonomo e le professioni soffrono profondamente gli effetti della crisi, mentre quelle politiche hanno indebolito la democrazia, affidando a organismi tecnocratici il governo della vita concreta delle persone, dei loro bisogni e speranze.
In Europa e in ogni suo singolo paese ricchezza e potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi e aumenta il numero di coloro che sono spinti sotto la soglia della povertà. La corruzione e l’economia illegale sono ormai parti costitutive di un modello di società in cui le persone e l’ambiente sono sempre più una variabile del mercato, saccheggiando le risorse del pianeta e modificandone il clima.
Ciascuno di noi, in questi anni, in associazione o da solo, ha fatto i conti con tutto questo, provando a difendere i diritti che altri prima di noi avevano conquistato e che consideravamo storicamente acquisiti e i principi della nostra Costituzione, mai pienamente applicata e oggi progressivamente stravolta. E’ arrivato il momento di rivitalizzare la partecipazione alla vita pubblica sulla base di alcuni fondamentali valori e obiettivi.
Il lavoro non è una merce ma un diritto per tutti, base di un’esistenza libera e dignitosa; l’ambiente e i beni comuni vanno tutelati, come patrimonio collettivo non privatizzabile, anche attraverso percorsi di rigenerazione urbana e sviluppo locale, fonti di uno sviluppo e di un sistema energetico diversi per migliorare la qualità della vita di ciascuno; il diritto alla salute, all’istruzione, alla cultura, alla casa, alla pensione e all’assistenza devono essere assicurati a tutti da un sistema pubblico ed efficiente per costruire l’uguaglianza nella cittadinanza anche attraverso un fisco più equo e coerente con i principi costituzionali; per ridurre le disuguaglianze va garantito un reddito che metta le persone al riparo dalla povertà; il superamento del divario Nord-Sud è un obiettivo irrinunciabile di un paese più giusto; i diritti dei migranti, dei rifigiati e delle minoranze vanno tutelati promuovendo diritti di cittadinanza uguali per tutti; le mafie, le economie criminali, la corruzione vanno combattute con leggi adeguate, con la confisca e l’uso sociale dei beni, con politiche che trasformino la società della diseguaglianza e dei privilegi in società dei diritti e delle opportunità; la scuola va rimessa al centro dell’attenzione politica e ripensata, oltre che nei saperi, nella sua funzione formativa; la Costituzione va applicata per renderla davvero operativa; è necessario che l’Italia si adegui alle più avanzate legislazioni europee riformando il codice penale e abolendo i maltrattamenti inumani nelle carceri; l’Europa va sottratta alle logiche tecnocratiche che con il ricatto del debito impongono politiche d’austerità e riportata al senso di solidarietà, di collaborazione, di pacifica e rispettosa convivenza tra i popoli, nel ripudio della guerra e di ogni forma di xenofobia e razzismo, nella condivisione di opportunità e di comune crescita culturale.
La risposta alla crisi climatica può diventare il volano di un nuovo modello di sviluppo liberato dalla dipendenza delle fonti fossili, dal saccheggio del pianeta e che comprenda la conversione dal modello agroindustriale a produzioni agroecologiche.
A partire da questi obiettivi proponiamo alle associazioni, ai movimenti, ai sindacati, ai singoli cittadini di mettere in comune esperienze di azione, volontariato, mutualismo, competenze, intelligenze per affrontare in modo solidale nei luoghi di vita e lavoro un cammino che con la partecipazione e il protagonismo delle persone conquisti giustizia e dignità: la coalizione sociale, con l’obiettivo di riunificare e ricostruire i diritti di cittadinanza delle donne e degli uomini nel lavoro e nella vita, di ricucire lo strappo che si è creato nel tessuto sociale e quindi di rafforzare la democrazia.
Non lasciare nessuno da solo è la prima ragione che ci porta a intraprendere questo percorso per cambiare il paese e l’Europa, formulare proposte e batterci per un’alternativa concreta alle divisoni e alle solitudini in cui ogni persona rischia di essere abbandonata.
Vogliamo dimostrare – come ha compreso il movimento delle donne – che si può far politica attraverso un agire condiviso tra soggetti diversi, rimotivare le persone a occuparsi dell’interesse generale nello spazio pubblico – al di fuori e non in competizione rispetto a partiti, organizzazioni politiche o cartelli elettorali – realizzando un modello d’impegno che si manifesti e qualifichi a partire dai territori, dai luoghi di lavoro e si caratterizzi per il fatto che ciascuno di noi offrirà il contributo delle proprie migliori pratiche e dei propri saperi e sulla base di tali principi in reciproca autonomia aderirà alle campagne per obiettivi comuni che insieme decideremo di avviare.