
Nell’ultima ospitata a Bersaglio Mobile di Enrico Mentana, l’ex Cavaliere, si è sparato una serie di “berlusconate”, passate quasi inosservate, in quanto è stata sufficiente una “bindata” per catalizzare la totale attenzione del mondo pubblico e politico italiano.
Come quando alla fine di una partita di calcio, seduti attorno ad un tavolo, moviola alla mano, si comincia e finisce col discutere dei presunti errori arbitrali all’interno dell’area di rigore, le “bindate”, mentre i falli a centrocampo e nella linea mediana, le “berlusconate”, quasi non se le fila nessuno.
La “bindata” è la lista degli impresentabili, varata dalla Commissione Antimafia, per bocca della sua presidente Rosy Bindi, le “berlusconate” sono state tante. Quella che merita la nostra attenzione è una delle ultime. L’ultimo spiffero a porta socchiusa, prima della chiusura definitiva, alla mezzanotte, quando è iniziata la fase della riflessione.
“Non è vero che stando a casa non cambia niente. Cambia. La politica si interessa sempre di ciascuno di noi, tutti i giorni. È una colpa grave restare a casa, è un reato contro se stessi, contro i propri interessi, contro la propria famiglia e contro l’Italia”.
A quel punto è intervenuto Chicco Mentana, uno di “Buona Scuola”, per mettere il puntino finale sulla “i”: “Non è un reato, si può liberamente scegliere di non votare”.
Ecco, al netto della “berlusconata”, queste frasi esprimono la stessa differenza che passa tra l’inferno ed il paradiso, tra la notte ed il giorno, tra la morte e la nascita.
Esiste nella nostra democrazia un concetto di politica assai riduttivo, ma solo per il cittadino. Il ruolo del rappresentato si limita alla “crociata”, in breve “nel fare la croce” sulla scheda elettorale, mentre il rappresentante si occupa di tutto il resto.
Il significato del termine libertà in politica, nell’antica Grecia, nella polis, aveva un aspetto paradossale: chi vi rinunciava era punito con la disapprovazione dei concittadini, ed alla lunga, col disonore. Non si era liberi di rinunciare alla libertà politica.
Da quel momento della storia è stato un susseguirsi di libertà conquistate dall’umanità, lente, ma inesorabili. Tuttavia l’uomo non è riuscito a sviluppare la libertà più importante, quella di uscire dall’urna elettorale ed interessarsi della politica, in prima persona, di diventare compiutamente cittadino.
Da un lato l’elettore firma assegni in bianco, dall’altra l’eletto li ritira.
Nel nostro mondo, il ruolo del cittadino si riduce a quello di essere elettore e lavoratore. Anzi soltanto lavoratore, non votare non è un reato, e nel caso in cui vota, qualcuno dall’alto gli suggerisce dove apporre la croce.
La politica è troppo importante per lasciarla fare soltanto ai politici.