
SIRACUSA – Fa riflettere lo sfogo pubblico di oggi della segretaria provinciale del Pd di Siracusa, Carmen Castelluccio, sui segnali negativi che si annunciano alla vigilia dell’assemblea provinciale del partito, convocata per lunedì pomeriggio all’Hotel del Santuario.
Un’assemblea che, dopo ormai quasi due anni di spaccature tra le varie aree (o meglio, dell’area renziana che fa capo al sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, e all’ex sottosegretario democristiano Gino Foti, e il resto del Partito Democratico), doveva segnare un punto di ricucitura, grazie anche all’azione della segreteria regionale, e provvedere alla nomina dei nuovi assetti direzionali (dopo aver calibrato le quote tra le parti) e, come sottolinea la Castelluccio “definire la linea politica e programmatica che dovrà interpretare il gruppo dirigente chiamato a guidare questa fase”.
Ora, è chiaro che nessuno ormai si meraviglia di quanto possa accadere in un partito che non riesce più, a giudizio dei suoi stessi dirigenti, a tenere gli argini e le regole, ma sta di fatto che questa spaccatura per l’occupazione di quanti più tasselli possibili in un non ancora ben chiaro puzzle, si ripercuote in modo evidente nelle amministrazioni e nell’azione politica, non solo a Siracusa ma in tutta la provincia.
«I segnali politici, in vista dell’assemblea, sono purtroppo negativi – dichiara Carmen Castelluccio -, non si è riusciti, ad oggi , a trovare il consenso di tutti alla soluzione unitaria faticosamente prospettata, con il contributo del Pd regionale, e per la quale mi sono spesa con impegno mettendo a disposizione anche il mio mandato di segretaria provinciale ; soluzione unitaria che garantiva una composizione degli organismi dirigenti provinciali e cittadini equa e rispettosa di tutte le sensibilità interne e che puntava ad assicurare al partito provinciale un rilancio unitario e all’amministrazione Garozzo un rafforzamento».
Dunque, il Pd siracusano è al punto di partenza, e dopo gli scontri e gli avvicinamenti di questi lunghi mesi, alla fine, la sua massima espressione che è il segretario politico, deve prendere atto, con chiari sentimenti di amarezza, che quella che viene fuori ed appare agli occhi dei cittadini, ed in particolare degli iscritti, quelli ancora rimasti, è «una classe dirigente mediocre, incapace o peggio disinteressata a confrontarsi nelle sedi democratiche opportune nel merito delle scelte che riguardano il futuro del nostro territorio».
Insomma, il Pd di questa provincia non assomiglia più neanche a quel Partito della Nazione di renziana memoria, bensì ad un arcipelago dove i propri atolli sono autonomi, per niente collegati tra di loro, neanche da comuni obiettivi. Difficile, nonostante Carmen Castelluccio continui a crederci e a sperare, che riesca a diventare “comunità”.
«Lo scenario che invece ritengo tutti, con responsabilità, dobbiamo contribuire a definire – prosegue infatti la Castelluccio – è di un Pd che si fa comunità politica matura e democratica, interessata all’ascolto, disponibile al contributo di tutti, realmente collegata alle forze più attive della società e del mondo del lavoro, proiettata a governare al meglio nell’esclusivo interesse dei cittadini. Credo e spero ci sia ancora la possibilità di raggiungere questo obiettivo che so condiviso da tanta parte del gruppo dirigente, dai militanti più motivati e dai nostri elettori, la sfida è questa : l’unità per dare spazio alla politica con la P maiuscola. Il fallimento di questo obiettivo coinvolgerà tutti noi e segnerà in negativo l’immagine e la sostanza dell’agire politico del Pd, e poco importerà ricercare chi avrà avuto maggiori o minori responsabilità, quanto accaduto alle recenti elezioni amministrative ad Augusta ne è la prova provata».
Già, il richiamo ad Augusta, ma gli esempi, lo sanno i dirigenti del partito, potrebbero essere anche altri, è proprio l’immagine di un gruppo che non riesce a stare insieme, a rinunziare a nulla, per niente umile nel fare un passo indietro per farne fare due in avanti alla “comunità”.
Certo, non sfugge a nessuno il quadro della situazione interna al partito di Renzi a Siracusa, sono gli stessi dirigenti, come fa adesso la Castelluccio, a renderlo pubblico e a prenderne atto.
E allora, nel comune sentire, la domanda è: a quale scopo l’accanimento terapeutico ad un malato che non vuole più vivere?
E se il Pd vuole vivere: perché non trova, mettendo in moto anche gli specialisti regionali e nazionali, le medicine giuste per uscire dall’agonia?
Carmen Castelluccio lascia ancora aperto l’uscio.
«Voglio augurarmi – conclude la segretaria provinciale – che in questi pochi giorni, che precedono l’assemblea, possa emergere la voglia di vincere questa bella ed importante sfida, che si superino le polemiche e i toni anche duri per dare inizio ad una fase di vero confronto nel merito delle tante cose importanti che bisogna realizzare».
E se così non fosse, di cosa si discuterà nell’assemblea di lunedì 13 che non si potesse discutere già prima per “ripartire”?
Certo, in quest’ultima ipotesi, qualcuno, magari l’area Dem che in questi giorni è stata dura nei confronti dell’ex capo di gabinetto di Garozzo e componente della segreteria regionale del Pd, Giovanni Cafeo, dovrà decidere se continuare a stare nella giunta di un sindaco che, a giudizio di quelli che negli organismi ci sono già, lavorerebbe contro l’unità di tutto il partito.