Sgominata dai Carabinieri una banda dedita al traffico di droga nella zona sud della provincia di Siracusa, 24 gli arresti

Gli arrestati nell'operazione "KEPHA"
Gli arrestati nell’operazione “KEPHA”

SIRACUSA – E’ scatta alle prime luci dell’alba l’operazione “Kepha” da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Siracusa, con la collaborazione di militari dei Comandi provinciali di Catania, Trapani e Vibo Valentia, nonché dei colleghi del Nucleo Cinofili di Nicolosi e di un’unità volo dell’Elinucleo di Catania.

Sono state 24 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal giudice per le indagini preliminari di Catania su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia etnea, a seguito di indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Noto.

Decapitato così un gruppo criminale che operava nel Sud Est siciliano, in provincia di Siracusa. I 24 arrestati, due dei quali allo stato già detenuti per altra causa presso le case circondariali di Trapani e Vibo Valentia, sono ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al commercio di droga.

Il gruppo è accusato di avere acquistato, trasportato, detenuto, posto in vendita o comunque ceduto a terzi sostanze stupefacenti del tipo eroina, cocaina ed hashish, con l’aggravante di cui all’art.74 comma 4 avendo gli associati la disponibilità di armi.

In particolare il Gip di Catania, lo scorso 14 novembre, ha disposto l’applicazione della misura cautelare a carico dei seguenti soggetti:

  1. Alfò Venerando, 37 anni;
  2. Alicata Corrado, 36 anni;
  3. Ben Maatoug Marco, 31 anni;
  4. Buscemi Massimo, 37 anni;
  5. Caruso Adriana, 30 anni;
  6. Caruso Giuseppina, 38 anni;
  7. Casella Corrado, 37 anni;
  8. Coffa Carmen, 38 anni, in atto detenuta per altra causa presso la casa circondariale di Trapani;
  9. Coffa Sebastiano, 35 anni, in atto detenuto per altra causa presso la casa circondariale di Vibo Valentia;
  10. Coniglione Giuseppe, 55 anni, in atto sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari;
  11. Di Maria Antonietta, 53 anni;
  12. Di Rosa Nunziatina, 37 anni;
  13. Ferlisi Corrado, 35 anni, in atto detenuto per altra causa presso la casa circondariale di Siracusa;
  14. Iacono Paolo, 38 anni;
  15. Iacono Salvatore, 46 anni, in atto sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di p.s. con obbligo di soggiorno;
  16. Morale Duccio, 34 anni;
  17. Morale Vincenzo, 47 anni;
  18. Parisi Giuseppina, 44 anni;
  19. Piccione Marco, 28 anni;
  20. Santostefano Salvatore, 35 anni;
  21. Sciuto Alfio Fabio, 38 anni;
  22. Silvia Stefania, 27 anni;
  23. Sinatra Sebastiano, 25 anni;
  24. Virzì Laccania Andrea, 53 anni.

Di questi, allo stato, 2 risultano irreperibili.

L’attività di indagine ha avuto inizio nel dicembre 2009 quando le risultanze di una pregressa attività condotta dalla stazione Carabinieri di Avola e l’attività info-investigativa condotta d’iniziativa dalla Compagnia di Noto, consentivano di accertare una fervida attività di spaccio di sostanze stupefacenti nella zona sud della provincia di Siracusa, in particolare nel territorio dei Comuni di Noto ed Avola.

Si appurava così che Corrado Casella, elemento di spicco della criminalità avolese,  aveva progettato di effettuare, nel mese di novembre del 2009, un viaggio di approvvigionamento di cocaina ed eroina insieme ad altri pregiudicati del posto.

Le informazioni acquisite indicavano in Duccio e Vincenzo Morale, i soci in affari nonché in un terzo soggetto “pulito” la persona utilizzata per il trasporto dello stupefacente poiché incensurata.

Sulla scorta di tali informazioni si provvedeva alla installazione di dispositivi di localizzazione gps sui mezzi in uso ai due Morale ed al terzo soggetto incensurato, iniziando a monitorarne gli spostamenti.

La trasferta calabrese, che consentiva l’avvio delle indagini, veniva effettivamente realizzata nella giornata del 20 novembre 2009: uno dei mezzi indicati, di proprietà e condotto da Duccio Morale, si spostava sino a giungere in Calabria, compiendo vari spostamenti tra i comuni di Africo Nuovo, Bianco e Bovalino.

Al ritorno in Sicilia l’autovettura veniva fermata all’uscita autostradale di Avola, ed a bordo del mezzo venivano identificati Duccio Morale, alla guida, e come passeggeri Corrado Casella e Vincenzo Morale. La perquisizione eseguita dava esito negativo quanto al rinvenimento di stupefacente ma consentiva di accertare che i soggetti avevano disponibilità di una cospicua e ingiustificata somma di denaro, circa 5.000 euro, ciò a riprova della finalità del viaggio ovvero l’acquisto di una fornitura di droga.

I dati permettevano di avviare attività tecniche nei confronti di Corrado Ferlisi, Corrado Casella, e i due Morale.

L’ascolto delle conversazioni ha permesso da subito di acquisire numerosi elementi a carico degli indagati in ordine ai reati loro contestati, suffragati dai numerosi riscontri effettuati a seguito dei servizi di controllo.

In particolare, l’indagine tecnica ha consentito di appurare l’esistenza di una associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, inserita in un consolidato contesto criminale insediato nel territorio in cui l’attività di indagine si è sviluppata, in seno alla quale ruolo predominante risulta assunto proprio da Corrado Ferlisi e da Corrado Casella.

Un vasto compendio probatorio ha consentito di ricostruire in modo chiaro la compagine del gruppo delineando con chiarezza i vari ruoli (i “fedelissimi” ausiliari alle dirette dipendenze dei capi ed, in posizione ad essi immediatamente subordinata e di preminenza rispetto ai singoli spacciatori, fornitori, spacciatori al dettaglio costituenti la rete vera e propria del mercato, etc.), nonché di appurare la struttura dell’organizzazione e dell’attività associativa, secondo schemi classici: occultamento della droga in luogo formalmente non riconducibile ad alcuno degli associati, ripartizione dei ruoli apicali o di contatto con l’acquirente, la materiale disponibilità del denaro e la sua condivisione tra i vari consociati, ed anzi il costante conferimento del denaro in un fondo comune dal quale prelevare le somme aventi diversa destinazione, dal mantenimento in carcere degli affiliati detenuti, all’importo necessario per l’acquisto di nuove partite, denaro sempre gestito  secondo una ferrea contabilità.

L’attività di indagine, suffragata da riscontri, ha comprovato la non occasionalità dell’agire criminale evidenziando la stabilità nel tempo dell’organizzazione che, non solo non veniva intaccata dagli arresti dei vari affiliati, effettuati nel tempo (in particolar modo dall’arresto di Casella in data 09.05.2010) ma, anzi, a dimostrazione del vincolo associativo, proseguiva con aggiustamenti finalizzati ad evitare che lo spaccio potesse subire battute d’arresto, anche grazie alle determinazioni che uno dei capi, ristretto in carcere, continuava ad emanare agli affiliati per il tramite della propria compagna o comunicandole a mezzo missive.

I due capi del gruppo, Ferlisi e Casella, si avvalevano della stretta collaborazione non solo delle rispettive consorti Adriana Caruso e Giusy Lazzaro (non destinataria di misura cautelare), ma anche di altri personaggi tra cui Marco Ben Maatoug e Giuseppina Parisi (quest’ultima, oltre ad essere rifornita dello stupefacente necessario allo spaccio al minuto da Corrado Casella, era riuscita a creare un proprio autonomo canale di approvvigionamento nella città di Catania avvalendosi della collaborazione del figlio Sebastiano Sinatra e di altri personaggi tra cui Ben Maatoug,  Sebastiano Coffa, Carmen Coffa, e Venerando Alfò detto “Fernando”).

Gli investigatori hanno altresì evidenziato, a riprova della estrema pericolosità della associazione, che la stessa godeva della disponibilità di armi, tramite alcuni dei membri, non a caso nel corso delle indagini sono stati sequestrati una pistola cal. 6,35 nonché munizionamento di diverso calibro, oltre a droga di vario tipo (hashish, marijuana, cocaina ed eroina).

Nel corso delle indagini, inoltre, è stato sottolineato il ruolo alacremente collaborativo svolto dalle donne in favore dei rispettivi coniugi e conviventi, nella gestione dell’attività criminale, senza tuttavia mai esporsi in maniera troppo diretta nello spaccio, coadiuvandoli attivamente ma senza oscurarne la predominanza.

Altro elemento significativo meritevole di attenzione, secondo i Carabinieri,  è il linguaggio criptico utilizzato da tutti gli associati per riferirsi alla droga, diversi i termini solitamente utilizzati in tal senso: “cavalli”, “cavallo piccolo”, “giumenta” “mezzo cavallo” “biruccino”, per indicare non solo le quantità ma anche il tipo di stupefacente ordinato, oppure “motore”, “centralina” “pezzo” per indicare la qualità dello stesso.

In alcuni casi, nonostante le cautele adottate, il tenore della conversazione svelava in modo evidente che il vero oggetto del dialogo era costituito da partite di stupefacente, come in questa conversazione intercorsa tra Corrado Casella e Giuseppe Coniglione, inteso “Parrinu”, facendo riferimento alla “rimanenza” di un “cavallo” da consegnare:

…omissis…

Coniglione:                   Nooo… il cavallo, mi hanno portato il cavallo… lo stallone… per fare montare le giumente!

Casella:                         Ah! Ti hanno portato il cavallo per montare le giumente?

Coniglione:                   Eh! Due minuti… vabbè, comunque!

Casella:                         E che debbo fare, debbo venire?

Coniglione:                   E si! Però ora aspetta, ci possiamo vedere alla sette e mezzo (ore 19:30)!

Casella:                         Nooo..

Coniglione:                   Io me ne debbo andare dall’avvocato ora.

Casella:                         Nooo!! Io ora subito vengo, mi metto nella macchina e sto venendo, in venti minuti sono lì!

…omissis…

Casella:                  “Mi puttasti u cavaddu… chiddu nicu però!” (mi hai portato il cavallo quello piccolo però!)

Virzì:                      Si, si è perché non ho avuto il tempo per dirtelo, perché “iddu” (lui) mi disse che giovedì poi… faceva… ti mandava la rimanenza!

Casella:                  Ah! Va bene!

…omissis

 

Tra l’altro proprio all’interno di una stalla in uso a Corrado Ferlisi e Corrado Casella, quest’ultimo veniva osservato dai carabinieri mentre provvedeva ad occultare della droga al di sotto di  letame (osservazione che consentiva di recuperare gr.62 circa di eroina in “pietra” e di trarre in arresto i due soggetti in flagranza di reato).

Nel corso dell’indagine sono state effettuate. 39 intercettazioni su utenze telefoniche; 4 intercettazioni “tra presenti”; 3 installazioni gps; 1 installazione video; 4 intercettazioni audio-video.

Sono stati inoltre effettuati 10 arresti in flagranza per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti e sono stati sequestrati quasi trecento grammi di droga, di cui gr. 200 di cocaina e gr.80 di eroina.

Il nome dell’operazione “Kepha” deriva dall’aramaico che vuol dire “roccia, pietra”. Il nome di tradizione biblica è il soprannome che Gesù diede all’apostolo Simone nella famosa frase “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”.

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