
ROMA – C’è anche un tecnico canicattinese, l’ingegnere nucleare Corrado Tinè, tra i consulenti scientifici chiamati a comporre la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’Uranio impoverito, che ha lasciato una scia di tumori e di morti tra i nostri militari e servitori dello Stato in divisa (compresi gli addetti alla sicurezza, come i Carabinieri, o della sanità, come la Croce Rossa), in particolare tra coloro impegnati in missioni all’estero, dal Kossovo all’Afghanistan, alla Bosnia all’Iraq.
I dati sin qui raccolti e che saranno di sicuro vagliati dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, parlano di più di 3.700 militari di ritorno da missioni all’estero, che negli ultimi dieci anni si sono ammalati di tumori. Mentre sarebbero 324, dal 1999, quelli deceduti.
Dati sconvolgenti, di cui nessuno parla, che si vorrebbe restassero nel silenzio.
Molte delle munizioni usate dalla prima guerra del Golfo ad oggi contengono Uranio (in particolare quelli d’artiglieria), una polvere in grado di infilarsi nelle divise dei militari (non opportunamente coperti e salvaguardati) e di causare negli anni malattie tumorali “irreversibili”.
Dopo anni di denunce, finalmente, il Parlamento ha istituito la Commissione d’inchiesta (la sigla richiama proprio l’Uranio “U238“), presieduta da Gian Piero Scanu, membro Pd della Commissione Difesa, chiamata a fare luce su questo fenomeno, sul rapporto tra morti precoci (l’età dei militari colpiti oscilla dai 25 ai 45 anni) ed incidenza di patologie tumorali tra i militari.
Il risultato del lavoro della Commissione verrà portato in Parlamento e dovrà supportare le proposte che verranno avanzare per porre fine al problema.
«Desideriamo che questa possa essere l’ultima Commissione dell’inchiesta – ha dichiarato Gian Piero Scanu – perché crediamo fermamente che le proposte che avanzeremo al Parlamento e al governo avranno tutti i requisiti per essere accolte, permettendo una definitiva soluzione dei gravi problemi oggetto della nostra indagine».
Ad essere chiamati a far parte della Commissione sono magistrati, militari esperti di armamenti, e studiosi della materia, tra questi, appunto il giovane ingegnere nucleare canicattinese, Corrado Tinè; i magistrati Raffaele Guariniello, Giovanni Francesco Izzo, Mauro Mura; i consulenti scientifici Armando Benedetti (fisico); Chiara Cantaluppi (ricercatrice); Domenico Della Porta (primario di Medicina del lavoro); Gavino Faa (anatomopatologo); Giuseppe Mastrangelo (epidemiologo); Franco Nobile (oncologo); Riccardo Carlo Rossi (oncologo); Sandro Sandri (fisico); Massimo Zucchetti, (ingegnere nucleare); Paride Minervini (militare esperto tecnico-balistico); Ester Rotoli (dirigente dell’Inail); Valerio Strinati (già consigliere del Senato); Fernando Termentini (militare esperto nella bonifica di ordigni esplosivi).