
PALERMO – Oltre 150 sindaci hanno incontrato stamattina il vertici dell’Assemblea Regionale Siciliana, i rappresentanti del Governo ed i capigruppo, per discutere della difficilissima situazione finanziaria dei Comuni e per scongiurare i tagli contenuti nella Legge di Stabilità 2016, in queste ore in discussione all’Ars, che se dovesse passare così com’è, finirebbe per determinare il fallimento di numerosi Comuni, oltre che delle ex Province.
All’incontro con i sindaci, guidati dall’ufficio di presidenza di AnciSicilia, erano presenti il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, gli assessori regionale Baccei e Lantieri, i presidenti della 1° e 2° Commissione, tra questi il siracusano Vincenzo Vinciullo, e i capigruppo parlamentari.
Nell’esprimere la solidarietà nei confronti del sindaco di Licata, oggetto di un vile atto di aggressione nelle scorse ore, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha dichiarato: «I sindaci fanno da avamposto delle istituzioni nel territorio e sono i primi a rispondere di persona per scelte, spesso non loro. Più si è vicini ai territori e ai problemi della società e più si rischia mettendo a repentaglio, purtroppo, anche la propria incolumità».
«Prendiamo atto – ha aggiunto Ardizzone – che la curva dei finanziamenti, in questi ultimi anni, ha penalizzato notevolmente i Comuni che hanno visto assottigliarsi i trasferimenti in maniera considerevole; prendiamo atto del fondamentale ruolo istituzionale dei Comuni e riteniamo che il taglio dei 115 milioni di euro per investimento previsti in Finanziaria sono una misura insostenibile alla quale dobbiamo trovare insieme una soluzione. Siamo stati i primi ad approvare la legge di riforma delle Province e saremo gli ultimi a vararla. Il Governo nazionale, infatti, ha ritenuto di impugnarla e se noi vogliamo concludere questo percorso dobbiamo o recepire integralmente le osservazioni del Governo o fare ricorso avanti la Corte Costituzionale. Una scelta che dobbiamo fare nel più breve tempo possibile».
“Ringrazio il presidente Ardizzone, gli assessori Baccei e Lantieri, i capigruppo parlamentari e i presidenti della 1° e 2° Commissione che ci hanno ascoltati – ha detto il presidente di AnciSicilia, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo – e ai quali abbiamo consegnato un documento che conteneva tutte le criticità della Legge di Stabilità in discussione in queste ore. Vogliamo renderci conto del fatto che tagliare ai Comuni vuol dire tagliare ai cittadini? Vogliamo capire che i comportamenti antimeridionalisti troppo spesso vanificano la specialità della nostra Regione? Noi siamo qui nella nostra veste istituzionale per descrivere una situazione finanziaria dei Comuni al limite del collasso. Dal 2009 ad oggi i trasferimenti ai Comuni sono passati da 930 a 340 milioni di euro e molti Comuni saranno presto costretti a dichiarare il dissesto».

«I Comuni sono gli enti che hanno fatto veramente la spending review – ha aggiunto il vice presidente, Luca Cannata, sindaco di Avola – realizzando un risparmio di 6 miliardi di euro. I Comuni hanno proceduto a tagliare i servizi, hanno spesso dovuto licenziare o per svariati mesi non hanno potuto pagare i proprio personale e sono intervenuti fin dove era possibile ma adesso non possono più tagliare a causa della rigidità dei bilanci e dell’impossibilità di tagliare i costi».
«Negli ultimi 5 anni i Comuni hanno vissuto una “rivoluzione” finanziaria – ha dichiarato il segretario dell’Anci, Mario Emanuele Alvano -. Hanno subito un passaggio epocale passando dalla finanza derivata all’autofinanziamento con i tributi locali e la Sicilia è quella che ha subito più di tutti. I tagli ai Comuni di cui trattiamo oggi, seppur gravi, sono da sommare ai tagli al servizio di trasporto pubblico e alla richiesta di compartecipazione alle spese socio-sanitarie che troppo spesso non vengono tenuti in considerazione. Per l’anno 2015 la Regione Siciliana ha trasferito ai Comuni solo 55 milioni di euro e tutto questo non ha permesso ad alcuni Comuni di approvare già i bilanci nel 2015, cosa che accadrà certamente anche nel 2016 e per un numero maggiore di Comuni. Il taglio dei 115 milioni per spese investimento non consentirà ai Comuni di pagare i mutui già accesi con il conseguente dissesto già più volte annunciato».
«Chiediamo soldi ai cittadini per pagare alle banche gli interessi passivi – ha rimarcato il vice presidente di Anci, Paolo Amenta, sindaco di Canicattini Bagni – e quello che non è ancora chiaro è che i Comuni sono costretti a tagliare i servizi ai disabili, a non fare la manutenzione alle strade, a non pagare gli stipendi, a chiudere i palazzi comunali dichiarando il dissesto. Fra qualche tempo ci ritroverem o enti falliti o a coordinare enti falliti già in partenza, come l ex Province, oggi Liberi Consorzi».
«È tanto tempo che chiediamo che le scelte e le riforme che riguardano gli enti locali siano condivise e concordate con i Comuni – sottolineato l’altro vice presidente Salvatore Lo Biundo, sindaco di Partinico – ma una Regione sorda ha evitato il confronto».
Disponibilità è stata data da parte del Governo regionale a trovare, così come ha ribadito in apertura anche il presidente dell’Ars, Ardizzone, una soluzione che non penalizzi ulteriormente i Comuni.
«Accogliamo la proposta avanzata dall’Anci Sicilia – ha dichiarato l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei – e cioè quella di andare tutti insieme a Roma a chiedere al Governo un tavolo di concertazione per rappresentare le criticità che accomunano Comuni e Regione, e per chiedere un incremento di risorse».
In conclusione il presidente dell’AnciSicilia, Leoluca Orlando, ha convenuto con l’assessore Baccei della necessità urgente, di istituzione del tavolo di concertazione nazionale.
«Ci auguriamo – ha così concluso Orlando – che l’importante interlocuzione raggiunta oggi non venga vanificata nei prossimi giorni in aula e ci dichiariamo disponibili ad affrontare le difficili problematiche dei Comuni siciliani in un confronto più ampio che coinvolga il Governo nazionale, la Regione e la Cassa Depositi e Prestiti».