
PALERMO – Situazione più che preoccupante quella delle ex Province, oggi Liberi Consorzi, da due anni in attesa di riavere una identità, dopo la “rivoluzione” crocettiana che le ha tenute nel Limbo, commissariate e, così come i Comuni, prive dei fondi necessari per poter continuare a svolgere il proprio ruolo di erogatori di servizi nel territorio.
I tagli ai trasferimenti finanziari ha posto le Province siciliane ad un passo dal defoult, come stanno denunciando proprio in questi giorni gli stessi commissari nominati dalla Regione, due dei quali, quelli di Agrigento e Caltanissetta si sono già dimessi, mentre gli altri hanno già alzato bandiera bianca in segno di resa.
E AnciSicilia, l’associazione dei Comuni siciliani, che da tempo denuncia lo stato di abbandono di Province e Comuni, rilancia le preoccupazioni dopo la “spartizione” della Finanziaria all’Ars, che solo virtualmente avrebbe assegnato più fondi alle Autonomie Locali (i Comuni in questi anni hanno perso circa 700 milioni dei fondi che prima aveano assegnati), annunciandole dai Pac, i fondi di coesione, senza avere lo sta bene da Cipe e Roma.
«I segnali di queste ultime ore rispetto alla tenuta finanziaria delle ex province, confermano le preoccupazioni, più volte espresse da AnciSicilia, circa la necessità di definire un assetto più razionale della “governance” del territorio – affermano Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario dell’AnciSicilia -. La conferma dell’insostenibile crisi che sta investendo gli enti di II livello è data anche dalle dimissioni dei commissari di Agrigento e Caltanissetta. Si tratta, è bene ricordarlo, di commissari di nomina regionale che non hanno potuto che prendere atto di una situazione ingestibile i cui nodi fondamentali, dall’equilibrio finanziario dei bilanci al futuro del personale, non sono stati mai realmente affrontati. Non possiamo che esprimere una grave preoccupazione circa l’idea che, da qui a pochi mesi, la gestione di tali Enti venga affidata agli amministratori locali sulle cui spalle grava già la difficilissima situazione dei comuni. Da circa due anni – continuano Orlando e Alvano -, e da ultimo nel corso delle recenti audizioni nell’ambito della Legge di Stabilità regionale, abbiamo evidenziato più volte come la gestione dei liberi consorzi e delle città metropolitane non sia allo stato possibile se non attraverso un ripensamento delle funzioni e delle fonti finanziarie. Per tali ragioni chiediamo, come già proposto dall’assessore Baccei, con riferimento alla situazione finanziaria dei comuni nel corso dell’assemblea del 25 febbraio all’Ars, che insieme con il governo regionale si avvii un immediato confronto con Roma, consapevoli del fatto che un assetto stabile nella gestione del territorio di comuni e degli enti di II livello debba presupporre un’intesa tra governo nazionale, governo regionale e sistema delle autonomie locali».
«Le conseguenze di questa situazione – conclude Paolo Amenta, vice presidente di AnciSicilia e sindaco di Canicattini Bagni – stanno determinando un grave pregiudizio in settori vitali come la manutenzione delle strade provinciali, la gestione delle scuole secondarie, e nel garantire i livelli minimi dei servizi socio-assistenziali per i disabili. Vi è, in quest’ultimo caso, il forte rischio che le famiglie coinvolte possano contestare la mancata erogazione di servizi essenziali con conseguenze anche di natura giudiziaria oggi in capo agli attuali commissari e domani in capo agli amministratori dei comuni che si assumeranno l’onere di gestire liberi consorzi e città metropolitane».