Liberi gli altri due ostaggi italiani in Libia, e a Carlentini i familiari di Failla rompono il silenzio e chiedono verità

Il carlentinese Salvatore Failla ucciso in Libia e a fianco i suoi due colleghi Pollicardo e Calcagno liberati ieri
Il carlentinese Salvatore Failla ucciso in Libia e a fianco i suoi due colleghi Pollicardo e Calcagno liberati ieri

CARLENTINI – C’è dolore e rabbia a Carlentini per l’uccisione mercoledì in Libia del tecnico della Bonatti, Salvatore Failla, 47 anni, padre di due figli, morto assieme al suo collega di lavoro, il 60enne sardo Fausto Piano, in quella che viene definita un’azione militare, ma sempre più fitta di mistero, che racconta di uno scontro a fuoco alla periferia di Sabrata, tra forze di sicurezza libiche e miliziani dell’Isis.

Failla e Piano, erano stati rapiti nel luglio dello scorso anno mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell’Eni, con altri due colleghi, il ligure Gino Pollicardo, e un altro siciliano di Piazza Armerina, Filippo Calcagno di 65 anni, anch’essi prigionieri di un gruppo filo-Isis, e come si sa, liberati ieri da un blitz di milizie locali a Sabrata, o liberatasi da soli, anche in questo caso le notizie sono poco chiare.

Sta di fatto che i due italiani sono liberi e stanno per fare ritorno in Italiani.

Pollicardo e Calcagno, che hanno già sentito telefonicamente i loro familiari, sono liberi dopo 288 giorni di dura prigionia e a distanza di 24 ore dall’uccisione dei loro colleghi, che alcune fonti dicono siano stati usati come scudi umani nello scontro a fuoco tra forze libiche e uno dei tanti gruppi   jihadisti che in Libia attualmente si contendono il territorio.

Domani, come riferiscono fonti libiche, i corpi di Failla e Piano dovrebbero arrivare a Tripoli dove saranno eseguite le autopsie per poi essere rimpatriati in Italia. Dai risultati degli esami autoptici si dovrebbe capire se, come è stato detto in un primo momento, siano stati assassinati con un colpo freddo alla nuca, o vittime dello scontro a fuoco.

A tutt’oggi, infatti, è tutto da chiarire, compresi i momenti del rapimento e delle mancate misure di sicurezza nei confronto dei quattro tecnici, privi di scorta, da parte della Bonatti, e poi i lunghi giorni delle trattative per la loro liberazione.

E proprio su questi interrogativi, a Carlentini, i familiari di Failla rompono il silenzio (contrariamente alla famiglia di Piano) attraverso l’avvocato Farncesco Caroleo Grimaldi, che li assiste: «Dopo tante reticenze, segreti e misteri, la famiglia Failla pretende ora delle spiegazioni: com’è’ stato possibile che appena 24 ore dopo la morte di Salvatore Failla e Fausto Piano siano stati liberati gli altri due connazionali?».

Questa la prima domanda che la famiglia di Salvatore Failla pone a voce alta.

«Al di là della bella notizia legata alla loro liberazioneaggiunge ancora il legalela famiglia Failla vuole vederci chiaro in questa vicenda e qualcuno dovrà pur darle delle risposte. Fino ad ora la famiglia Failla è stata zitta ma adesso farà sentire le sue ragioni in tutte le sedi. Per questo motivo, verrà nominato un consulente tecnico che possa prendere parte all’accertamento medico legale disposto dalla Procura di Roma quando saranno riportate in Italia le salme. È necessario accertare eventuali responsabilità della società Bonatti sulla mancata sicurezza per i quattro tecnici che non avevano nessuna protezione. È un dato di fatto che i quattro – sottolinea l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi – che abbiano dovuto compiere il trasferimento da Tunisi al compound dove avrebbero dovuto lavorare senza alcuna scorta armata e senza alcuna protezione. Fino ad adesso abbiamo mantenuto un riserbo – conclude il legale – perché eravamo consapevoli della delicatezza della situazione ma da oggi in poi parleremo perché vogliamo risposte e chiarezza».

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