I dipendenti della Soprintendenza di Siracusa aderiscono alla campagna “Verità per Giulio Regeni” ucciso in Egitto

Lo striscione sul balcone della Soprintendenza di Siracusa, e nel riquadro Giulio Regeni
Lo striscione sul balcone della Soprintendenza di Siracusa, e nel riquadro Giulio Regeni

SIRACUSA – I dipendenti della Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa partecipano all’iniziativa promossa da Irene Regeni, sorella di Giulio, il giovane 28enne ricercatore friulano dell’Università di Cambridge, torturato ed ucciso in Egitto poco più di un mese fa, aderendo alla campagna “Verità per Giulio Regeni.

Raccolta e promossa da Amnesty International, l’iniziativa consiste nell’esporre sulla facciata di edifici, che ospitano sedi di istituzioni pubbliche, lo striscione scelto per manifestare la volontà di verità e giustizia nei confronti del giovane ricercatore e della sua famiglia.

Per questo motivo i promotori colgono l’occasione per ringraziare, la sensibilità dimostrata, la soprintendente Rosalba Panvini. Le spese per la realizzazione dello striscione, con la scritta in nero “Verità per Giulio Regeni” su fondo giallo, è stata totalmente a carico dei dipendenti, attraverso un contributo volontario.

La campagna per conoscere tutta la verità su Giulio Regeni sta raccogliendo numerose adesioni, tra Comuni, Regioni, Università, scuole, organi d’informazione e Associazioni non profit (dalla Puglia alla Toscana, Emilia Romagna, Basilicata, i Comuni di Milano, Udine, Parma, Napoli, Reggio Calabria, Palermo,, le Università de La sapienza a Roma, Federico II di Napoli, Cagliari, Salerno, Trieste, Camerino, Udine,Torino e tantissimi alti Enti e Università).

Si chiede di fare luce su questa  triste e misteriosa vicenda internazionale che coinvolge i servizi segreti egiziani, e che ha colpito uno dei più brillanti ricercatori italiani, dottorando dell’Università di Cambridge,  scomparso il 25 gennaio poco prima di incontrarsi con un amico.

Giulio, per via del suo dottorato, aveva contatti (e di questo scriveva anche sulle colonne de “il Manifesto“) con  attivisti anti-governativi e con i sindacati egiziani, mal sopportati dal regime e i cui dirigente sono spesso incarcerati e torturati, e che tra l’altro, ebbero un ruolo importante nella rivoluzione del 2011 che portò alla destituzione dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak.

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