SIRACUSA – I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, in collaborazione con i Carabinieri delle città interessate, a conclusione di un’ indagine a carico di un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di beni archeologici, provento di scavi clandestini in vari siti siciliani, hanno eseguito 3 misure cautelari, una a Paternò (obbligo di dimora) e due a Siracusa (uno agli arresti domiciliari), e tra quest’ultimi un 56enne ritenuto ai vertici dell’organizzazione, mentre 22 persone risultano indagate in tutta l’isola.
Le misure cautelari sono state emesse dal Gip del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura della Repubblica che ha coordinato l’attività investigativa del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Palermo, con l’ausilio delle Compagnie di Termini Imerese e di Siracusa.
Numerose le perquisizioni eseguite in provincia di Catania, Caltanissetta, Enna e Siracusa, a carico dei cosiddetti “tombaroli”.
L’indagine, avviata nel 2014, a seguito di un esteso fenomeno di scavi clandestini a Termini Imerese, nel palermitano, presso il sito archeologico di “Himera”, ha accertato che i responsabili erano riconducibili ad un gruppo criminale ben strutturato, operante sull’intero territorio siciliano. L’indagine, quindi, ha avuto come obiettivo quello di disarticolare la rete criminale, risalendo fino ai vertici.
Il gruppo era in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito la vendita all’estero dei beni (attraverso canali in via di ulteriore approfondimento): dagli scavi clandestini in Sicilia all’esportazione illecita (tramite corrieri) in Germania.
Nel corso delle indagini sono stati accertati scavi clandestini nei siti archeologici di Termini Imerese (PA), Corleone (PA), Petralia Sottana (PA), Augusta (SR), Cattolica Eraclea (AG) e Mussomeli (CL).
Gli investigatori stanno effettuando indagini all’estero per il recupero dei beni illecitamente esportati al di fuori del territorio nazionale.






