Talete, “talè talè a fini ca ci ficimu fari a Sarausa”

Un bellissimo panorama di Siracusa
Un bellissimo panorama di Siracusa

La città che fu di Archimede, capitale del mondo allora conosciuto, in grado di competere con Atene per cultura e con Roma per forza. La stessa città nella quale  Platone sognava e sperava di fondare una “Repubblica della filosofia”, oggi vive, forse, la crisi più profonda della sua storia.

Gli scandali della politica hanno portato la città aretusea al centro delle cronache giudiziarie nazionali. L’insalata al gusto aretuseo è stracolma di tutti gli ingredienti per una “abbuffata delle nostre”. Il popolo sovrano è “arricriatu”, leggittimato nel gridare ai politici, affacciato dal lungomare della marina, “vatu mangiatu sarausa”.

Troppo semplice, scontato, quasi banale.

La politica deve fare le sue riflessioni, che prescindono dalle vicende giudiziarie, ma utilizzare queste ultime, strumentalmente, per la lotta politica ci rende “inumani”.

Solo le indagini, le prove ed i processi possono chiarire eventuali responsabilità penali.

Noi possiamo e dobbiamo discutere di responsabilità politiche.

Da troppo tempo, quasi tutti, i “politicanti” siracusani, a destra, a sinistra e al centro, pensano soltanto a litigare, non già per la soluzione dei problemi, quanto sull’occupazione degli spazi del potere.

Basta leggere la stampa locale, quasi tutta, è diventata una vetrina, una specie di tablet utile ai politici per inviarsi a vicenda messaggi e “minacce”.

Però, tutto questo, da solo, non basta a spiegare compiutamente i termini della questione, che vanno al di là della politica.

Sin da bambino una delle frasi che ho sentito con maggiore frequenza, al cospetto dei fallimenti altrui, è stata: “u Signuri runa pani a cu unnavi renti”.

Così, tanto per dire, abbiamo un infornata di “pani ri casa” in quantità secolare, come la nostra storia, capace di sfamare interi eserciti, eppure siamo sempre “cc’ un pani senza ru’ mienzi.”

Due mezzi, un mezzo per la politica, l’altro, il popolo sovrano aretuseo deve ancora digerirlo.

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